Il vero evento del giovedì di Misano Adriatico della MotoGP si è tenuto nel primo pomeriggio all’interno dell’hospitality Yamaha: gremita, affollata di giornalisti, fotografi, cameramen. Davanti a loro lo staff della comunicazione di Iwata al gran completo, tantissimi ingegneri giapponesi, meccanici del team interno, il direttore tecnico Massimo Bartolini, il Managing Director Paolo Pavesio, Fabio Quartararo, Alex Rins, Miguel Oliveira, Jack Miller. In prima fila - seduti - anche i collaudatori Andrea Dovizioso e Augusto Fernandez, insieme a tutto il test team. E poi, finalmente, lei: la nuova Yamaha costruita attorno al motore V4, i cui veli sono stati tolti da Fernandez, che la farà debuttare in gara nel Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini. Snella, affusolata, diversissima dalla M1 quattro in linea a cui siamo abituati. Siamo di fronte ad una piccola grande rivoluzione, ad un momento storico di questo sport.

Così, dopo gli applausi generali e le foto di rito, la stampa italiana ha tentato in tutti i modi di mettere Andrea Dovizioso in un angolo per estorcergli sensazioni e dettagli tecnici in anteprima. Il Dovi non è crollato facilmente, ha opposto un’attenta e buffa resistenza, ma alla fine l’entusiasmo per il nuovo progetto gli sgorgava dagli occhi: ci ha fatto capire che sì - nessuno può ancora dirlo ai quattro eventi - ma tutti in Yamaha non vedono l’ora di gettarsi in un futuro a forma di V. “Credo che la realizzazione palpabile di questo progetto - ha commentato Andrea - sia una delle cose più belle che possa vivere il pilota. Soprattutto in questo momento della carriera, non dovendo fare prestazione, non ho la loro ansia (indica Quartararo, Rins e i piloti Pramac dall’altra parte della stanza, in posa di fianco alla M1 V4 di Augusto Fernandez, ndr). Quindi posso godere di un progetto nuovo ed è una figata pazzesca, anche perché quando io sono salito su questa moto, dal primo giro, ho capito che potevo frenare in modo diverso e fare cose che con l’altra moto (l’attuale 4 cilindri in linea, ndr) non mi riescono. Per me è stato un orgasmo, una figata pazzesca, bellissimo”.

Tutto così bello che supplichiamo Andrea di non fermarsi: “Purtroppo in questo momento non posso entrare nei dettagli - prosegue - ma questo ruolo che sto vivendo, con tutti gli ingegneri che sono coinvolti, mi sta facendo capire che tutti credono di sapere tutto. È un limite dell’essere umano, anche i piloti spesso dicono ‘questo problema è dovuto a questo, al cento per cento è un problema elettronico, al cento per cento è grip meccanico' - insomma è tutto uno sparare senza conoscere i dettagli. Invece lavorare con gli ingegneri, per cui tutto quello che succede ha una spiegazione è non è figlio del sentimento, ti fa imparare un sacco di cose. Poterlo fare da ex pilota ti permette di essere più tranquillo, di approcciare le cose in un certo modo - più lucido per certi versi - e di imparare un sacco di cose. È bellissimo lavorare con loro, perché riesco a parlarci apertamente. I piloti di solito faticano a parlare con gli ingegneri, invece io per come sono fatto e per il mio ruolo post carriera di adesso posso lavorare con loro con un’intesa davvero importante. Arrivare ai risultati a cui siamo arrivati con questa moto e capire perché all’altra mancavano certe cose ti fa dire ‘porca pu**ana, è una vita che penso di sapere certe cose e invece le motivazioni sono altre”.

La domanda, a questo punto è d’obbligo: “Dovi, e se domani arrivasse Paolo Pavesio e ti chiedesse di correre con il V4 a Valencia?”. La risposta tutt’altro che scontata: Me l’hanno già chiesto più di una volta ma non avrebbe senso perché non ho più velocità e poi ho girato poco quest’anno. Io ed Augusto Fernandez dovevamo dividerci i test, mentre l’anno prossimo non sarà così. La prestazione in questo momento non riuscirei a farla. Sarebbe bello per me ma non sarei veloce, quindi alla fine non sarebbe così bello. Augusto invece è nella situazione giusta, perché è veloce, è giovane e poi è molto bravo a sviluppare. Mi ci sto trovando molto bene perché ci capiamo, riusciamo a parlare bene, sentiamo entrambi tante cose della moto nello stesso modo nonostante i nostri stili di guida, che sono completamente diversi. Se il V4 sarà il futuro di Yamaha? Non rispondo perché loro non hanno risposto. Deve essere così, perché vuol dire che funzionerà. Siamo qui apposta perché vogliamo velocizzare il più possibile lo sviluppo, sapendo che la prestazione del weekend non può essere buona. Noi ci esponiamo adesso per velocizzare il più possibile la competitività della moto per il prossimo anno”. In ultima battuta, domandiamo al forlivese quante volte e in quali piste abbia provato il V4: “Questi sono dettagli che mi hanno chiesto di non dire, anche se non capisco perché”. Ride lui, ridiamo tutti, e se ne va.

Realizzata e puntellata in soli diciotto mesi, la M1 col motore V4 verrà testata dai piloti titolari (a parte Miguel Oliveira) nel lunedì di test sul Santa Monica. Gli uomini in blu hanno già fatto la danza del sole visto che tre giorni fa, al Montmelò, il primissimo assaggio riservato a Quartararo e Rins è stato inficiato dall’asfalto bagnato. Se tutto dovesse andare secondo i piani, dopo il weekend di gara romagnolo, il V4 verrà nuovamente affidato ad Augusto Fernandez, che potrebbe disputare altre due wild card nelle tappe finali di Portimao e Valencia. Sia i piloti del team interno che quelli di Paolo Campinoti, invece, dovranno eventualmente aspettare il 2026 per scendere in pista col V4 in un weekend di gara. La Yamaha ha esaurito il numero di configurazioni di carene e alette omologabili nel 2025 per i piloti titolari - e il nuovo propulsore, come abbiamo visto dalle primissime foto, necessita di un vestito attorno a sé ben diverso da quello attuale.