Premesso che la Ducati GP25 non è identica - per quanto simile - alla GP24, a vedere le ultime gare di Pecco Bagnaia viene da pensare che oltre a piccole modifiche, complicazioni, sfortune e chissà che altro, le sue difficoltà siano dovute anche a un fastidioso blocco psicologico: Pecco fa una fatica micidiale, a Balaton gira più forte con la moto da strada che con la MotoGP, non entra più in Q2, fa 21° a Barcellona tra i collaudatori, non cade più.
Capita così che un amico, a cena, tiri in mezzo la teoria (ultranota) della psicologa Elisabeth Kübler-Ross, The five stages of grief. In italiano, le cinque fasi del lutto. La storia è interessante. Secondo questo pensiero le persone - tutte, dai grandi campioni ai pessimi giornalisti - affrontano la perdita passando attraverso cinque fasi, non necessariamente nello stesso ordine: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione.

Il dolore, nel caso di Bagnaia, non sarebbe però l’aver scoperto il talento di Marc Marquez: quello c’è sempre stato e lui è una persona intelligente, oltre che per nulla arrendevole. Il dolore, almeno volendo assecondare la teoria di cui sopra, sta tutto nell’aver perso - tra metà 2024 e fine anno - la condizione di pilastro Ducati. Lui è l’uomo, tanto per essere chiari, che ha riportato Borgo Panigale sul tetto del mondo dopo 15 anni, nonché quello che si è ripetuto l’anno successivo diventando una vera bandiera per il marchio. Pilota italiano, moto italiana, matrimonio perfetto.
Ducati però non si è accontentata, anzi. Si è guardata intorno e ha preso Marc Marquez, il tutto mentre Bagnaia perdeva il mondiale contro uno strepitoso Jorge Martín. Ed ecco che la posizione di Pecco cambia, un po’ come un bambino che smette di essere figlio unico, una storia d’amore finita male, cose così.
La prima fase, quella della negazione, comincia in quel momento: non c’è niente che non vada, per Ducati sono ancora il numero uno. Eppure, dall’altra parte del box c’è un otto volte campione del mondo fortemente voluto da Gigi Dall’Igna e un motivo ci sarà. La seconda fase, la rabbia, prende il via col campionato e prosegue nella prima parte di stagione, quando Bagnaia chiede alla squadra di essere considerato di più, di lavorare meglio, di avere spiegazioni. Mentre il mondiale passa dall’essere “troppo presto per parlarne” a “vinto da Marc Marquez a meno di infortuni”, Bagnaia passa alla terza fase, la contrattazione.
Capisce che ora, in questo momento, Ducati ha in Marc il suo primo pilota e in Alex il secondo, almeno secondo la classifica. Non solo: Ducati ha la possibilità di affiancare a Marc anche Fermín Aldeguer, David Alonso - di cui Dall’Igna è già grande estimatore - e chissà chi altro. Il dolore, il lutto o la perdita è tutto in quella roba lì, nel non essere più l’uomo che decide a che ora si suonano le campane a Borgo Panigale. Balaton e Barcellona sembrano raccontare della quarta fase, la più difficile, quella della depressione. Citando un film di qualche anno fa però, la notte è più buia subito prima dell’alba: il processo è quasi alla fine e quando ne sarà uscito sarà bello da vedere, in pista e fuori. A quel punto con tutte le probabilità vedremo il Pecco più veloce e capace di sempre. Ammesso che questa storia sia vera.
