“La verità è che io, in un certo periodo, non riuscivo nemmeno a alzarmi al mattino”. La frase è di Raul Fernandez e il pilota spagnolo l’ha confidata a DAZN Spagna nel giorno della sua prima vittoria in MotoGP, raccontando di quanto si possa stare male anche mentre si vive la realizzazione del sogno di tutta una vita. Insofferenza, fastidio e senso di frustrazione per risultati che non arrivavano, sfiducia che cresceva, sostegni che mancavano al punto di arrivare a chiedersi se davvero quell’essere lì, in mezzo ai più veloci del mondo, fosse stato davvero per un merito o per un colpo di fortuna. E’ difficile da dire e da capire, ma è qualcosa che capita a molti piloti e che Raul Fernandez con quella frase ha sintetizzato alla perfezione. Facendo sì che quella frase, però, rappresentasse anche il punto di partenza di una domanda per tutti noi: ma che luogo perfetto è Aprilia?

Sì, dopo Phillip Island possiamo dirlo: te ne fai niente dei numeri impressi, fossero anche strabilianti, sul display di un cronometro se non metti davanti l’umanità. E, oggi, quelli della Motogp che l’hanno capito prima di tutti, con l’umanità messa davanti ci arrivano pure davanti. “Fabiano Sterlacchini è come un fratello maggiore – ha detto Fernandez – parliamo anche oltre le corse come si parla a un amico esperto. Davide Brivio, invece, è quasi un padre”. Uno è l’uomo che, dopo l’addio di Albesiano, dirige il progetto tecnico di Aprilia, l’altro, Davide Brivio, è il manager che s’è messo sulle spalle la responsabilità di guidare in MotoGP una squadra appena nata e che fino a due stagioni fa si occupava solo di Nascar.
I piloti? Un ragazzo giapponese, Ai Ogura, che ha esordito con grandi risultati prima di fare i conti con una serie di sfighe e poi lui, Raul Fernandez, quello che per tutti era l’eterna promessa non mantenuta. Quasi un beneficiato. Per tutti ma non per quel Massimo Rivola, grande capo di Aprilia nelle corse, che per lui s’è anche esposto. Lo stesso Rivola che ha voluto Fabiano Sterlacchini. Lo stesso Rivola che ha voluto Davide Brivio insieme al team satellite Trackhouse. Mettendo davanti, come sempre, l’umanità. Come ha fatto con Jorge Martin, coccolandolo anche quando chiunque l’avrebbe preso a schiaffi per i capricci che stava facendo, come ha fatto con marco Bezzecchi, spiegandogli da subito che lì, in Aprilia, nessuno sarà mai il secondo di nessuno, ma sempre la priorità di chiunque. Dentro un posto in cui l'inizio è sempre un abbraccio e la fine è sempre un "grazie".
Signori, è roba potente che adesso s’è tradotta anche in numeri sui display, con l’Aprilia RS-GP che, alla prima senza Marc Marquez in pista, s’è dimostrata la gran moto che è. E una Ducati che, invece, s’è scoperta come si scopre chi rimane nell’ombra appena va via l’accecante luce dell’unico capace di starci sopra. Aprilia is the new Ducati? Probabilmente sì. O, meglio, probabilmente no, perché Aprilia è Aprilia e ha quell’identità lì di chi nelle corse ci sta con i modi differenti. Cercando unicità anche mentre insegue risultati come tutti gli altri. E Massimo Rivola, oggi, non sembra neanche troppo spavaldo o troppo fiducioso quando afferma che Aprilia l’anno prossimo si giocherà il mondiale sia con Marco Bezzecchi che con Jorge Martin (che, si spera, nel frattempo, avrà anche lasciato a casa tutte le sfortune che lo hanno inseguito in questo 2025).