Capolavoro. Non c’è altro modo per definire il fine settimana di Max Verstappen ad Austin, che vince ancora una volta e riapre definitivamente la lotta al titolo Mondiale. Primo in tutte le sessioni eccetto che nelle prove libere, distruggendo ogni altro avversario: non ce n’è per nessuno, confermandosi per l’ennesima volta l’uomo da battere di questa Formula 1. Al COTA serviva vincere per accorciare su Oscar Piastri in classifica, ma perché vincere quando si può dominare, tanto in qualifica quanto in gara. L’olandese era arrivato in Texas con 64 punti di distacco dalla vetta del Mondiale, ne esce guadagnandone 24 in un solo colpo: inimmaginabile alla vigilia, attestato di una prova di forza impressionante.

Non ha concesso nulla, prendendosi tutto ciò che il weekend potesse offrire: c’erano a disposizione due pole position e due vittorie e, neanche a dirlo, se l’è prese tutte una dopo l’altra. Ha distrutto ogni pronostico, approfittando di una McLaren nuovamente in difficoltà, per la quarta gara consecutiva: dopo il disastro della Sprint Race, in gara Norris è secondo, ma staccato da Verstappen e in lotta perenne con Charles Leclerc, mentre Piastri è solo quinto, lontanissimo, perdendo punti non solo dall’olandese ma anche dal compagno di box, ora a -14. Eppure, l’insidia numero 1 resta Max, che delle ultime quattro gare ne ha vinte tre, finendo però sempre davanti ai due papaya. Ribaltare questo Mondiale sembrava una mission impossible ma, a cinque gare dal termine, impossibile non lo è più. Anzi, la lotta non è mai stata così aperta.

Ad Austin, però, c’è spazio anche per l’ennesima prestazione straordinaria di Charles Leclerc: il monegasco è terzo al traguardo, beffato a cinque giri dal termine da Norris dopo aver lottato con l’inglese praticamente dai primi metri della gara: prima lo sfila pronti via alla prima curva, poi resiste, viene sorpassato, ritorna davanti grazie a un undercut studiato dal muretto Ferrari e, sul finale, deve arrendersi a una McLaren semplicemente di un altro pianeta. Un terzo posto che, però, vale molto più della sola ultima piazza sul podio: la sua è una gara da fenomeno, senza commettere la più piccola sbavatura e, a conti fatti, correndo sempre oltre il limite di una SF25 che, quantomeno in gara, si è mostrata più competitiva di quanto fatto vedere sia al venerdì che al sabato.
Chapeau per Charles che, come al solito, si lascia ogni voce alle spalle e risponde in pista a suon di magie, di emozioni regalate ai tifosi. Alle sue spalle c’è Hamilton, ma staccato di tredici secondi dopo un inizio incoraggiante: Sir Lewis ha fatto vedere dei passi in avanti, ma Leclerc in gara ha fatto la differenza complice anche una strategia differente, partito con la soft per poi montare la media, l’opposto di quanto fatto da quasi tutti in griglia, Hamilton compreso.

Quinto, come detto, il leader del Mondiale Oscar Piastri, lontano parente del pilota velocissimo e di ghiaccio visto fin qui in stagione: un weekend negativo, con la necessità di voltare pagina e resettare già a partire dal prossimo GP, in Messico. Sesto un opaco George Russell, con una Mercedes in difficoltà, mentre settimo è Yuki Tsunoda che, come in Sprint, realizza una bella rimonta seppur macchiata da una difesa al limite, forse anche oltre, su Oliver Bearman: il giapponese cambia direzione in frenata, costringendo il pilota della Haas a evitarlo finendo per prati e perdendo una posizione ai danni di Nico Hulkenberg, ottavo al traguardo.
Chiude la Top 10 Fernando Alonso, davanti a Liam Lawson, Lance Stroll e Kimi Antonelli, tredicesimo: a pesare sulla gara dell’italiano, però, un contatto con Carlos Sainz che centra la Mercedes numero 12, rovinando sia la sua gara che quella di Kimi. Quattordicesimo Alex Albon, certificando una gara no per la Williams, seguito da Esteban Ocon, Isack Hadjar e i due Alpine, Franco Colapinto e Pierre Gasly, penultimo e ultimo. Si chiude un fine settimana caotico, in perfetto stile rodeo, ma con una sola certezza: con un Max così, altro che dominio papaya. L’olandese è incontenibile, rimangono solo gli applausi.

