Non è il ritorno che ci si aspettava. Jannik Sinner e Lorenzo Sonego, coppia collaudata e affiatata, sono usciti di scena già al primo turno del torneo di doppio dell’Atp 500 di Halle. La sconfitta, arrivata in rimonta per mano di Khachanov e Michelsen, non cambia i piani né sposta gli equilibri stagionali, ma qualche domanda la impone. Anche perché non è un episodio isolato. Dalla fine della sospensione per il caso Clostebol, Sinner ha già raggiunto due finali importanti: quella di Roma e quella di Parigi. In entrambi i casi, però, si è fermato davanti a Carlos Alcaraz. E se a Roland Garros ha retto per cinque ore e mezza, a Roma non è mai davvero entrato in partita. Il dato si ripete, e non è trascurabile: Sinner arriva fino in fondo, ma nei momenti che contano non è riuscito a concludere. Jannik è tornato forte, ma non ancora completo? Il gioco c’è, il fisico tiene, ma manca qualcosa? Forse quel passaggio in cui Sinner, fino a qualche mese fa, era implacabile.

E se è normale pagare qualcosa dopo una squalifica di tre mesi e un ritorno a ritmi forzati, è altrettanto vero che da un numero uno si vogliono sempre conferme. E fino a prima del caso doping nessuno di noi si sarebbe preoccupato per un doppio perso: sarà vero che lui ci ha abituato troppo bene, ma sappiamo che il suo successo poggia su una mentalità vincente, ed è per questo che, probabilmente con un eccesso di allarmismo, al primo mancato obiettivo, anche se si tratta solo di un doppio di rodaggio, ci chiediamo se sia tutto a posto. Anche perché il match di Halle con Sonego non è stato straordinario: iniziato bene, è andato in frantumi al primo segnale di difficoltà. Martedì 17 giugno tornerà in campo per il singolare contro il tedesco Yannick Hanfmann, proveniente dalle qualificazioni. È il suo torneo: lo ha vinto un anno fa, lo ha scelto come punto di partenza per il percorso sull’erba. Sulla carta, non dovrebbero esserci problemi. Ma stavolta non basta solo vincere. Servirà capire quanto margine resta da colmare per tornare quello che era.