Attesa, ma anche grande timore di un nuovo incontrastabile dominio. La nuova era della Formula 1 è ormai alle porte, con la rivoluzione tecnica del 2026 sempre più al centro delle discussioni nel paddock. Un nuovo regolamento tecnico però “nato male”, tanto da metterne in dubbio la fattibilità e cercare un’alternativa nell’adozione anticipata dei motori V10, una possibilità però allontanata immediatamente, con Audi assolutamente contraria. A spaventare alcune squadre però sono le prestazioni delle nuove Power Unit, considerate un autentico disastro a causa dello scompenso nella ripartizione tra la potenza elettrica e quella endotermica.

Un rapporto che ha sollevato molti dubbi, tanto da spingere la FIA a presentare una nuova proposta in merito alle modalità di utilizzo delle Power Unit protagoniste del nuovo ciclo tecnico: nello specifico, nel corso dell’ultima seduta della F1 Commission, a cui erano presenti tutti i motoristi del circus (presenti e futuri), la Federazione ha proposto un cambio nella ripartizione tra la potenza elettrica e quella endotermica, attualmente prevista in un rapporto di 50/50, riducendo in gara la potenza erogata dalla batteria. Non più 350kW ma 200, con un nuovo rapporto a favore della parte endotermica di 65/35. Un’idea ragionevole, vista la grande preoccupazione sollevata da alcuni, ma respinta prontamente al mittente, e non da Audi, perché a fare muro questa volta è stata la Mercedes.
La scuderia diretta da Toto Wolff ha di fatto confermato la propria linea, rifiutando categoricamente ogni possibile cambio in corsa in vista della prossima stagione: un no che nel paddock ci si aspettava, perché da ormai molto tempo si pensa che Mercedes possa essere la grande favorita in vista del nuovo ciclo tecnico. Si parla già di “motorone”, di fatto riportando alla mente l’ormai lontano 2014 quando, dopo un cambio tanto rivoluzionario quanto quello previsto per la prossima stagione, la scuderia tedesca aprì uno dei cicli più vincenti nella storia della Formula 1 proprio grazie alla competitività delle proprie Power Unit.

Ma se tra Brackley e Brixworth (le due sedi operative di Mercedes) i nuovi motori sembrano non far paura, diversa è la storia per Ferrari e Red Bull, che dal prossimo anno diventerà a tutti gli effetti uno dei motoristi in griglia. Stando infatti a quanto riportato dai tedeschi di AMuS, sia a Maranello che a Milton Keynes i lavori starebbero procedendo a rilento, tanto da preoccupare, e non poco, le due squadre. Sarebbe questa, dunque, la reale motivazione dietro il pressing esercitato in fase di discussione con la FIA, ben lontano dai motivi di sicurezza legati alle differenti velocità in fase di recupero energetico citati. Uno scenario che, in linea generale, per certi versi ci si aspettava, perché con un cambio così grande la possibilità che qualcuno potesse pescare il jolly era tutt’altro che fantascienza. E se così dovesse essere, un nuovo incontrastabile dominio, quantomeno nei primi anni dei nuovi regolamenti, potrebbe essere la realtà. A sorprendere però non sarebbero tanto le difficoltà di Red Bull, visto che quello del 2026 sarà il primo vero motore costruito dalla squadra, quanto quelle di Ferrari, perché nel caso della Scuderia un altro flop sarebbe difficile da accettare e giustificare.

Tolte le nuove Power Unit, c’è chi riporta anche di un’altra proposta sul tavolo, ovvero un aumento della velocità massima in pit lane, passando dagli attuali 80 km/h ai 100 km/h. Tutta una questione strategica, diminuendo così il tempo perso ai box e favorendo allo stesso tempo una maggiore variabilità nelle strategie. Ma siamo davvero così sicuri che la FIA sia disposta a trovare un nuovo compromesso tra sicurezza e spettacolo?
