Le domande sono due e la certezza è una. Ma cominciamo dalle domande, perché poi la certezza viene fuori da sola: Ducati sceglierà il motore 2024 o il motore 2025? E quale sarà il reale gap di tutti gli altri dalla Desmosedici? A queste due domande dovranno necessariamente dare una risposta i test di Buriram in programma da domani e per due giorni dopo la prima uscita della MotoGP a Sepang. Una tre giorni che ha confermato la certezza: davanti a tutti c’è ancora Ducati, che resta la moto da battere e che ha gli occhi di tutti addosso, soprattutto adesso che nel box del Team Lenovo è arrivato un certo Marc Marquez. I temi della due giorni in Thailandia prima del via ufficiale della stagione, però, sono molti di più delle domande e dell’unica certezza e sono almeno cinque: uno per ogni costruttore in pista.
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Aprilia: Bez sorprende, ma l’assenza di Martin pesa
Sono i primi in ordine alfabetico. Sono i primi in elenco come “antiducati”. E, purtroppo, sono pure i primi in sfiga: due piloti fuori uso dopo il primo giorno di test a Sepang e lavoro che, per quanto portato avanti egregiamente da Bezzecchi e Savadori, ne ha inevitabilmente risentito. Perché la RS-GP è una moto totalmente nuova e perché sarebbe stato importante macinare il maggior numero di km possibili e con il campione del mondo in sella. Lo ha chiaramente detto anche Marco Bezzecchi: “Jorge mi manca e ci manca”. Un modo carino che va oltre la questione tecnica, con il pilota romagnolo che ha aggiunto: “Ci siamo sentiti telefonicamente, sia per aggiornamenti sulle sue condizioni sia per confrontarci sulle questioni relative alla moto. Ma ho aspettato un po’ a cercarlo, ho lasciato passare un po’ di tempo perché immaginavo fosse inca**atissimo”. L’italiano ha anche incassato l’endorsement di Fabiano Sterlacchini, che lo ha definito un pilota capace di grande tecnica e non di solo talento. “Ho sorpreso Aprilia? Mi fa solo piacere e sono contento” – ha scherzato il Bez. Insomma, un modo per sorridere comunque nel box di Noale si trova a prescindere e Jorge Martin, dalla Spagna, ha già fatto sapere che non si farà aspettare troppo. Chi non si farà aspettare per niente, invece, è Raul Fernandez, che proverà a essere regolarmente in pista sulla sua RS-GP del Team Trackhouse.
Ducati: il primo avversario è allo specchio
Franco Morbidelli e Alex Marquez sono andati fortissimo a Sepang. Segno che la Desmosedici 2024, sia che abbia i colori del Team Pertamina Enduro VR46 sia che li abbia della Gresini Racing, è ancora una moto super competitiva e che il motore vecchio ha molto da dare in termini di performance, garantendo pure una affidabilità migliore. Ma in casa Ducati è solo avanti che si guarda e sia Pecco Bagnaia che Marc Marquez hanno ammesso di essere “un po’ in crisi”. Perché a Buriram dovranno fare una scelta e i pro e i contro sulla bilancia del motore vecchio e del motore nuovo sostanzialmente si equivalgono, con in più la consapevolezza che la decisione presa sarà “irrimediabile” per tutto il 2025 e pure tutto il 2026. Ecco perché Pecco Bagnaia sembra non ammettere altri pensieri e ha ribadito anche in sala stampa a Buriram di “dover lavorare e ragionare ancora molto per avere un quadro più chiaro possibile”. Marc Marquez, invece, s’è concesso qualche divagazione in più, ricordando che in Thailandia ha festeggiato la vittoria del suo ultimo titolo mondiale: “Magari non sarà l’ultimo festeggiato e ce ne sarà un altro, io lavorerò per questo”. Di sicuro, per capire chi potrebbe impedirgli il sogno di agguantare il nono titolo, non dovrà fare troppa strada, visto che Pecco Bagnaia ce l’ha a un passo nello stesso box e gli altri di Ducati sono nelle serrande a fianco. Di tutti gli altri, almeno fino a questo test e salvo clamorose sorprese, c’è poco da preoccuparsi.
Honda: eppur si muove
La citazione è di Galileo. Ma non serve uno scienziato per accorgersi che in casa HRC c’è aria di grandi cambiamenti e c’è fermento finalmente vero. Non serve uno scienziato, però, neanche per capire che è troppo presto per pensare in grande, con i test di Buriram che serviranno per provare nuove componenti e, soprattutto, per capire quali reali progressi sono stati fatti rispetto al 2024 sulla RC213V. Romano Albesiano, nel suo nuovo ruolo di timoniere tecnico, s’è detto prudentemente fiducioso, mentre i piloti sono sembrati su posizioni differenti. Da un lato Joan Mir, che ha messo l’accento sulle tante cose buone notate nel test di Sepang, e dall’altro Luca Marini, che invece s’è focalizzato sulla tanta strada ancora da fare. Nel mezzo ci si è piazzato un geniale Johann Zarco, che ha liquidato i commenti con un serafico: “Sono contento, ma non so il perché. Qui a Buriram cercherò di capirlo”. La stessa cosa cercherà di fare anche Somkiat Chantra, che all’emozione di debuttare in MotoGP dovrà aggiungere pure quella di farlo nel circuito che per lui è di casa.
KTM: la luce di Pedro Acosta e l’ombra della crisi
A Sepang non è andata come si pensava. L’hanno ammesso i quattro piloti orange e l’hanno ammesso i vertici di KTM motorsport, spiegando che avevano immaginato uno scenario migliore. Il progetto della RC16 non è certamente da buttare, ma serve uno sforzo nello sviluppo e per ora, almeno fino al 25 febbraio, l’azienda non può garantirlo. Musi lunghi, però, non si sono visti e anzi bisogna ammettere che c’è entusiasmo dopo aver seriamente rischiato di non poter essere in pista. Qualcosa in più per adesso ce l’ha messo Pedro Acosta, unico in top 10 a Sepang e sempre più pilota di riferimento per gli ingegneri di KTM. A Buriram arriverà qualche novità e, come hanno confermato anche Bastianini, Vinales e Binder, ci si concentrerà principalmente sulla ricerca del miglior assetto base possibile in vista del primo GP di stagione sullo stesso circuito. In particolare Bastianini, però, sarà anche chiamato a dimostrare qualcosa in più dopo Sepang, visto che in Pit Beirer è stato chiaro: se qualcuno dovesse essere lasciato indietro sarà perché sta dietro in classifica.
Yamaha: occhio, questi fanno sul serio
Davide Tardozzi e Pecco Bagnaia l’hanno detto: “ci sarà da stare attenti a Yamaha”. E, dopo Sepang, è quello che pensano un po’ tutti. La M1 sfornata dagli ingegneri di Iwata e da Max Bartolini (ex Ducati) sembra la sorella pompata di quella che si è vista in pista negli ultimi due anni e a qualcuno è già anche venuto il dubbio che non debba esserci più così tanta fretta a tirare fuori il V4 (che è pronto e affidato alle cure di Andrea Dovizioso e Augusto Fernandez). Alex Rins è una garanzia nonostante gli acciacchi e Fabio Quartararo è un campione indiscutibile che ha pure parlato chiaro: “questa è l’ultima occasione, altrimenti guarderò altrove”. Tornare a vincere in casa Yamaha è ormai una sorta di imperativo categorico e dopo sei giorni a Sepang (lo shakedown e i test) il circuito di Buriram sarà un banco di prova perfetto per capire quale è il reale livello della moto. Aiuteranno, e non poco, anche i dati in più che arriveranno dal box di Pramac, con Jack Miller e Miguel Oliveira entrambi in modalità “carriera da riscattare” e gli uomini della squadra campione del mondo che ci tengono a dimostrare che no, l’anno scorso non è stato solo merito dell’accoppiata Jorge Martin e Desmosedici.