La finale del Masters 1000 di Cincinnati doveva essere il trailer perfetto dello US Open, l’ennesimo capitolo della saga tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Invece si è trasformata in un epilogo amaro, brevissimo e discusso. Il numero uno del mondo è sceso in campo già debilitato, provato da un malessere accusato il giorno prima, e dopo appena venti minuti ha deciso di ritirarsi. Sotto 0-5, incapace di reagire, con il respiro affannato e lo sguardo perso, ha consegnato la vittoria al rivale spagnolo, che in questo modo ha conquistato l’ottavo Masters 1000 della carriera senza nemmeno doversi sforzare. Il pubblico del Lindner Family Tennis Center aveva intuito subito che qualcosa non andava. L’azzurro faticava a muoversi, non teneva lo scambio, sembrava disorientato. A fine match lo stesso Sinner ha spiegato: “Non riuscivo a muovermi, ho provato a giocare solo per non deludere i tifosi, ma alla fine ho dovuto arrendermi alla realtà”. Ora il ventiquattrenne di Sesto Pusteria si fermerà per qualche giorno, con l’obiettivo di recuperare in tempo per lo Us Open, dove sarà chiamato a difendere il titolo vinto dodici mesi fa.

Ma il ritiro di Sinner non è stato l’unico caso. L’edizione 2025 del torneo ha visto ben otto forfait, una cifra che ha alimentato critiche e sospetti sul nuovo formato dei Masters 1000, allungati a dodici giorni, e sulla scelta di programmare la finale maschile alle 15 locali, nel pieno del caldo estivo. Su questo punto si è espresso Paolo Bertolucci, ex azzurro e oggi voce del tennis italiano, che dal suo profilo X ha puntato il dito non solo contro l’organizzazione ma anche contro i giocatori stessi: “I giocatori hanno le loro colpe. Hanno accettato i tornei da 12 giorni per guadagnare più soldi e hanno accettato di giocare la finale alle 15 così da poter raggiungere New York in giornata e partecipare al doppio misto, che assegna premi folli. Tutte le parti in causa devono intervenire subito”. Un messaggio che è insieme accusa e monito, perché la vicenda di Cincinnati rischia di diventare un precedente scomodo. “Le colpe non sono solo del calendario o degli organizzatori. I giocatori hanno detto sì al nuovo formato, hanno detto sì agli orari imposti per facilitare la logistica e per intascare di più. Adesso, però, ne pagano le conseguenze: malori, ritiri e finali che si trasformano in spettacoli mancati”. Quanto tutto questo può incidere già a New York? Alcaraz arriva con fiducia e con un titolo in più in bacheca, pronto a sfruttare l’occasione per tentare il sorpasso al numero uno del ranking Atp. Sinner, invece, dovrà recuperare energie, evitando che il malessere di Cincinnati diventi il preludio a un’estate complicata.