BMW non ha mai vinto il titolo mondiale in Superbike, ma quest’anno (con 13 vittorie consecutive di Toprak Razgatlioglu) sembra pronta a farcela. Così come sembra pronta, nel giro di un paio d’anni, ad approdare in MotoGP, nello specifico sfruttando l’introduzione del nuovo regolamento tecnico in vigore dal 2027. Ora però, in un’intervista ai colleghi austriaci di Speedweek, Carlos Ezpeleta ha spiegato che BMW (al pari di chiunque altro) dovrà trattare con un team già esistente per strappare due posti in griglia: “Il fatto è che abbiamo già un patrimonio enorme con la struttura di adesso e non l’abbiamo ancora sfruttata appieno. I 22 piloti attivi oggi rappresentano tutti 22 storie incredibilmente belle. Vediamo un'azione incredibile in un massimo di 44 gare. E penso che stiamo già affrontando una sfida enorme per raccontare queste storie nel miglior modo possibile. Con 24 piloti, questo compito sarebbe ancora più complesso”.
Questo perché, ce lo raccontava Ignacio Sagnier (Direttore della Comunicazione per Dorna), la MotoGP sta lavorando per avvicinarsi alla Formula 1, di cui lo spettatore medio conosce nome, storia e drammi di ogni pilota in griglia. Aumentare il numero di piloti significherebbe “diluire” l’attenzione mediatica e lavorare molto di più in termini di comunicazione. Immaginatevi i piccoli video sui social fatti per ventiquattro volte, la sigla della MotoGP più lunga, le presentazioni più trascinate, l’equilibrio in termini di esposizione mediatica tra le squadre ancora più discusso.
Ezpeleta non è stato possibilista, si è invece dimostrato estremamente chiaro sul fatto che prima dei costruttori vengono le squadre e, quindi, i piloti: “Alla fine conta la qualità delle undici squadre. Se queste saranno composte da cinque o sei produttori è un'altra questione. Ma non è un segreto che la nostra priorità attualmente è avere cinque produttori. Ciò non significa che vogliamo impedire l'ingresso di un sesto, ma che un costruttore già presente dovrebbe lasciare uno degli undici team. 11 squadre – 22 piloti, questo non cambierà”.
Allargando un po’ lo sguardo però, sembra chiaro che al secondo posto nelle priorità di Dorna (dopo quella di avere 11 squadre e 22 piloti) ci sia il coinvolgimento di un altro costruttore: più promozione, più fan, più incertezza nel risultato, più investimenti. E forse anche meno costi, perché buona parte dei finanziamenti dei team privati li elargisce Dorna, che si toglierebbe un peso dalle spalle. Per BMW quindi la strada non è così in salita, almeno formalmente. L'ostacolo più grosso sta nel fatto che nessuno, in questa MotoGP, è disposto a cedere un team satellite, specialmente considerando la lezione inferta da Ducati negli ultimi anni sull'importanza della condivisione dati da parte delle squadre di supporto. Certo, potrebbe succedere che una Casa (KTM?) decida di lasciare il campionato, esattamente come fatto dalla Suzuki a fine 2022. Ad oggi invece la strada naturale per i tes sarebbe quella del VR46 Racing Team, visto che Valentino Rossi è pilota M Motorsport. Eppure la squadra di Tavullia ha appena firmato un contratto "pluriennale" con Ducati mentre, per la stessa logica, avrebbe dovuto accasarsi con Yamaha, con cui il Doc ha tutt'ora un contratto da ambassador.