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Bulega "ha picchiato la Panigale" a Assen? E’ legittima frustrazione e voi avreste fatto di peggio. Ecco cosa è successo nell’assurda domenica della SBK

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

13 aprile 2025

Bulega "ha picchiato la Panigale" a Assen? E’ legittima frustrazione e voi avreste fatto di peggio. Ecco cosa è successo nell’assurda domenica della SBK
Dopo una rimonta da antologia, il leader del Mondiale Nicolò Bulega vede svanire la vittoria a due giri dal termine per un problema tecnico alla Ducati Panigale V4 R, che lo aveva tradito già al mattino in Superpole Race. Andrea Locatelli coglie coì il primo successo in carriera in Superbike, portando la Yamaha sul gradino più alto dopo quattro anni. Bautista secondo, Gardner terzo. Razgatlioglu delude, ma il Mondiale si riapre: Bulega mantiene la leadership con 136 punti, Toprak a -21. Prossimo appuntamento a Cremona dal 2 al 4 maggio.

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

I social non perdonano, probabilmente perché a alimentarli c’è quasi sempre chi non ha altro da fare. Viene da dirlo dopo aver letto commenti assurdi su quanto accaduto dopo Superpole Race e Gara 2 di Assen, quando Nicolò Bulega ha preso a manate la sua Panigale V4R che gli aveva appena rovinato una domenica perfetta a causa di un doppio guasto. Signori, dopo quello che Bulega era riuscito a fare, quella moto si sarebbe picchiata anche da sola se avesse potuto e non c’entra niente l’atteggiamento antisportivo, il non amare abbastanza la “propria compagna di avventura” e nemmeno il poco rispetto nei confronti della squadra. Eppure s’è letto di tutto davvero, quando l’unica cosa da dire è che Bulega, anche se sta guidando come un dio, è umano e chiunque, in quei momenti lì, si sarebbe lasciato andare a un qualche gesto di legittima frustrazione.

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La cronaca: Bulega domina, poi il dramma

Partito dalla decima posizione in griglia dopo il ritiro in Superpole Race, sempre dovuto a un guasto della Panigale V4R del Team Aruba, Nicolò Bulega ha scritto una pagina di pura epica nei primi dieci giri di Gara 2. Sorpassi chirurgici alla curva 3 e al rettilineo principale, ritmo da fenomeno e quello stile che fa sembrare tutto facilissimo, l’11 della Ducati ha risalito la classifica come un metronomo: dall’undicesimo posto al primo in soli nove giri, superando persino un Andrea Locatelli in giornata di grazia assoluta con un attacco da straccio di licenza alla staccata del rettilineo.

Poi, agguantata la leadership, ha iniziato a martellare su tempi che gli altri, in una Assen ancora umidiccia dal mattino, potevano solo sognare. Ma a due giri dalla fine, il destino c’ha messo le mani. Mentre Bulega allungava sul gruppo, la Panigale V4 R ha iniziato a perdere potenza all’uscita della curva 12, costringendolo al ritiro. Un déjà-vu dopo il problema tecnico della mattina, quando un guasto simile lo aveva fermato in seconda posizione durante la Superpole Race. “Non posso crederci, era la nostra gara e tutto sembrava perfetto” - ha commentato l’italiano con la tipica faccia di chi vorrebbe solo veder comparire il telone di Scherzi a Parte.

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Il doppio colpo basso della Ducati

La domenica olandese ha messo in luce un tallone d’Achille inaspettato per la squadra di Borgo Panigale. Se in Superpole Race il problema era stato un cavo dell’acceleratore difettoso, in Gara 2 i tecnici hanno parlato di un’anomalia al sistema di alimentazione. Due ritiri consecutivi che costano a Bulega 37 punti che erano praticamente già in tasca, riducendo il suo vantaggio in classifica da 45 a 21 lunghezze su Toprak Razgatlioglu. 

“È un momento difficile – ha ammesso il manager del pilota italiano, Serafono Foti - ma siamo una squadra e risolveremo”. Intanto, Alvaro Bautista ha limitato i danni per Ducati con un secondo posto, frutto di una gara conservativa ma efficace: “Ho visto Nicolò in difficoltà, mi dispiace. Quanto a me: ho cercato di portare a casa il massimo”. 

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Andrea Locatelli: il bergamasco che (ri)scrive la storia

Andrea Locatelli non è il tipo da troppo show. Eppure, il suo primo successo in Superbike parla da solo: 20 giri di controllo, un sorpasso decisivo su Bautista al giro 14 e una gestione della gara da veterano. “Questa vittoria – ha detto - è per la Yamaha e per tutti coloro che hanno creduto in me”. La sua prestazione ha ridato ossigeno al progetto Yamaha, in crisi dopo l’addio di Toprak e l’infortunio di Jonathan Rea.

Con il nuovo telaio sviluppato grazie alle superconcessioni, la M1 ha trovato un equilibrio che ha permesso anche a Remy Gardner di salire sul terzo gradino del podio, nonotante gli ancora evidenti problemi in termini di potenza e una velocità di punta di almeno 12 km/h inferiore a quella delle Ducati.

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Razgatlioglu e BMW: un weekend da dimenticare, ma punti comunque in tasca

Toprak Razgatlioglu è uscito da Assen con un bottino di soli 8 punti, frutto di un ottavo posto in Gara 2. La scelta di montare gomme intermedie, invece delle solite soft, ha trasformato la sua BMW ingestibile in curva. “Non riuscivo a chiudere le curve – ha raccontato - era impossibile lottare qui. Sono contento di aver colmato comunque un po’ il gap da Bulega, ma non posso essere contento di quello che gli è successo, perché capisco come possa sentirsi. Spero di poter lottare con lui a Cremona”. 

Con Bulega ancora in testa (136 punti) e Razgatlioglu aggrappato a -21, il campionato entrerà nel vivo proprio in Italia. La prossima tappa, infatti, sarà sul circuito di Cremona (2-4 maggio). Toprak e BMW lavoreranno per superare le difficoltà tecniche, mentre per Ducati la parola d’ordine sarà “affidabilità”, perché senza di essa, anche il talento e la manifesta superiorità di Bulega in questo 2025 rischiano di non bastare.  Intanto, Locatelli sogna in grande: “Questa vittoria è solo l’inizio”.

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