Limitazioni di potenza, minore flusso di benzina, zavorre, superconcessioni e, poi, un’unica verità: il talento emerge sempre. La solita verità. Nicolò Bulega e Toprak Razgatlioglu l’hanno spiattellata in faccia ai soliti dell’egualitarismo in un week end a Most in cui hanno letteralmente fatto il vuoto, sempre davanti all’unica costante: quel Danilo Petrucci sempre più primo degli umani e ora, dopo la caduta in gara2 di Alvaro Bautista e i suoi tre terzi posti, anche terzo nella classifica generale. Nulla da togliere al grandissimo Danilo, ma è tutto quello che gli è successo davanti che resterà nella storia del motorpsort. Perché è una storia partita da lontano. E dalla sabbia. Quella della via di fuga di Most in cui era atterrato in prova un Bulega lanciato in aria dalla sua Panigale, con contusioni importanti e dolori a una gamba. Niente di rotto e via in sella, ma con i denti da stringere e nel cuore la consapevolezza che lì, nella tortuosa Most, il re indiscusso è da sempre Toprak.

Gli è stato dietro in Gara1, studiandone le mosse, lo ha punzecchiato in Superpole Race, accontentandosi comunque di vedere per secondo la bandiera a scacchi e, poi, in Gara 2 ha compiuto il miracolo. Partendo avanti, girando su tempi che nemmeno il più ottimista dei profeti avrebbe potuto immaginare per un che è mezzo rotto, lasciando sfogare il turco dopo un sorpasso subito e, alla fine, tornando all’attacco quando la BMW non ne poteva più. Vincendo. Come? Nell’unico modo che merita una gara così: in volata. Ruota a ruota sotto al traguardo. “Ci ho creduto e sono felicissimo – ha detto l’italiano un attimo prima di salire sul gradino più alto del podio – Non era facile qui sia per la caduta dell’altro giorno, che comunque si fa sentire, sia perché questa non è una pista che si sposa alla perfezione con le mie caratteristiche. Questa vittoria è veramente importante perché dimostra che siamo in grado di non mollare mai davvero e che niente è impossibile”.
No, niente p stato impossibile, nonostante un Toprak che ha dominato il sabato e la mattinata di domenica e che sul finale di Gara 2 s’è trovato a fare i conti con una BMW che ha cominciato a dargli qualche problemino di troppo. “Abbiamo fatto una gara incredibile – ha detto il turco – siamo riusciti a girare su tempi pazzeschi e tutto sommato sono contento, ma sono anche molto arrabbiato per come è andata oggi, perché alla fine qualcosa non è andata come avrebbe dovuto, sembrava che la moto mi tagliasse potenza”. Il resto, tutto quello che c’è da dire oltre le dichiarazioni, l’ha fatto l’abbraccio tra due ragazzi che hanno dimostrato ancora una volta di essere di un altro pianeta. Ma che, nonostante tutto, ogni fine settimana si ritrovano con qualche limitazione sulla moto in nome di un equilibrio tra moto che potrà pure esistere sulla carta, ma che sembra non tenere conto del talento.
Quei due, Bulega e Toprak, ne hanno di più e non sanno come farlo vedere ancora. Così come chi ogni fine settimana se ne inventa una per perseguire l’equilibrio impossibile potrebbe essere arrivato ormai a corto di idee. L’unica, ci sia perdonata la battuta, è far correre il turco e l’italiano da sbronzi, ma dopo Most l’impressione è che potrebbe non bastare neanche quello. La grande domanda, piuttosto, dovrebbe essere un’altra: ha senso cercare ancora qualcosa per avvicinare gli umani agli extraterrestri, oppure, a questo punto, sarebbe molto meglio godersi lo spettacolo che i due extraterrestri riescono sempre e comunque a offrire?