I sogni muoiono a mezzanotte. Chiuso il calciomercato. Campioni e bidoni, sòle e affari, dirigenti e faccendieri, procuratori e procacciatori. Chi arriva, chi parte, chi resta. Manco fosse la stazione del metrò nell’ora di punta. “Colpo” è il termine più usato, e abusato. Spesso è colpettino, raramente colpaccio. È facile perdersi al Gran Bazar. Ancora più semplice perdere, e basta. Soldi pochi, idee anche meno. Campionato, coppe e coppette: i conti si fanno a fine maggio. E, statene certi, non torneranno.
Lo chiamavano “mercato di riparazione”, come fosse un esame. Era a novembre. Ora, in pieno inverno, aggiusta e illude. E, in fondo, non finisce mai. C’era una volta il principe palermitano Raimondo Lanza di Trabia, che comprava e vendeva giocatori nella sua suite al Gallia di Milano, tra flûte di champagne. “Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”, diceva nel “Gattopardo” un altro principe, quello di Salina, don Fabrizio Corbera. Ora comandano gli agenti dei calciatori, i veri burattinai del calcio, che si spostano in mezza Europa su jet privati e trattano negli hotel a sette stelle. Ma c’è ancora un albergo, nella periferia milanese, per chiudere i contratti. È a uso e consumo di telecamere e taccuini. L’audience è quella di una finale di Champions, l’attesa dei tifosi vale uno scudetto. Vediamo com’è andata.
L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare.
Colpi del mercato estivo del Milan: Alvaro Morata, centravanti della Spagna campione d’Europa, ed Emerson Royal, terzino destro acquistato dal Tottenham. Sei mesi dopo. Morata fa pace con la moglie Alice Campello e con i quattro figli vola al Galatasaray in Turchia. Il brasiliano si infortuna e a questo giro Zlatan Ibrahimovic e soci non riescono a sbolognarlo. Arrivano Santiago Gimenez, bomber messicano del Feyenord, Kyle Walker, difensore, ex capitano del City, il portoghese Joao Felix, prestito del Chelsea, un grande avvenire dietro le spalle, e “per far legna” – come direbbe un direttore sportivo di lungo corso – Riccardo Sottil e Warren Bondo. Ne riparliamo a luglio.
Vorrei ma non posso.
Mercato in prestito, quello della Juve. E non potrebbe essere diversamente dopo i massicci investimenti estivi: da Teun Koopmainers a Nico Gonzales, da Kephren Thuram a Chico Conceição. Non tutti, finora, all’altezza delle aspettative e dei soldi spesi. Anzi. Randal Kolo Muani, un esubero del PSG, con tre gol in due partite si è già presentato al popolo bianconero. Lloyd Kelly (ex Newcastle), Renato Veiga (Chelsea) e Alberto Costa (Vitória Guimarães, unico “vero” acquisto) sono fiches lanciate sul tavolo della roulette. O fai il pieno, o torni a casa.
Ne resterà soltanto uno.
"Non scopro adesso che il mercato del Napoli non sarà mai come quello delle big. Qui ci sono dei parametri da rispettare e i giocatori devi convincerli per farli arrivare”. Parole e musica di Antonio Conte. E il presidente Aurelio De Laurentiis? Resta in silenzio, per ora. Ma è facile supporre che non abbia gradito. Khvicha Kvaratskhelia, uno degli eroi del terzo tricolore, ha raggiunto da un pezzo Parigi. Al suo posto lo svizzero Noah Okafor, dopo una non indimenticabile esperienza al Milan. Non è la stessa cosa. Indovinate, fra patron e allenatore, chi resta a fine stagione. Scudetto o meno.
O Capitano! Mio Capitano!
Grazie e tanti saluti. Da giocatori-simbolo a pacchi in vendita. Lascia il Milan Davide Calabria, una vita in rossonero. Esce in lacrime da Milanello, destinazione Bologna. Saluta il bianconero Danilo, uno scudetto e trofei vari in bianconero, che vola in Brasile. “La Juve ha perso la sua identità”, il suo commiato. Si è salvato Lorenzo Pellegrini, che nella Roma può accomodarsi in panchina. Cristiano Biraghi saluta Firenze e va al Torino.
Scommesse azzurre.
Daniel Maldini, dal Monza all’Università di Giampiero Gasperini, è il colpo più intrigante. Nicolò Zaniolo e Nicolò Fagioli cercano il rilancio alla Fiorentina. Tutti e tre assieme sommano 71 anni. Non è ancora troppo tardi. Il ct Luciano Spalletti ci spera.
Ma, dopo piazzisti e imbonitori, ora è il momento del campo. Il giudice più implacabile.