L'inchiesta di Report, intitolata “Derby d'Italia” e curata da Daniele Autieri, si concentra sul tema delle infiltrazioni della 'ndrangheta nelle curve delle tifoserie di Juventus, Inter e Milan. Secondo quanto emerso, le organizzazioni mafiose avrebbero adottato una strategia consolidata per penetrare nelle curve: inizialmente offrendo protezione per poi arrivare a controllarne le attività, tra cui il bagarinaggio, lo spaccio di droga e la gestione dei parcheggi. Questo modus operandi si sarebbe sviluppato prima a Torino, con la Juventus, e successivamente a Milano, coinvolgendo Inter e Milan. A Torino, il caso più noto sarebbe quello di Rocco Dominello, figura di spicco della frangia dei Drughi, uno dei principali gruppi ultras della Juventus, coinvolto in un'inchiesta nel 2017. Dominello avrebbe avuto legami con la famiglia Pesce di Rosarno, storicamente associata alla 'ndrangheta. A Milano, invece, l’inchiesta si concentrerebbe sui presunti legami tra il capo ultrà del Milan Luca Lucci e le dinamiche che avrebbero portato Antonio Bellocco a scalare le gerarchie del tifo organizzato dell’Inter, prima di essere assassinato. I Bellocco sarebbero affiliati alla famiglia Pesce, delineando una matrice comune nelle presunte infiltrazioni mafiose nelle curve delle tre squadre.
L’indagine Doppia Curva avrebbe già portato a 19 arresti, facendo emergere queste dinamiche criminali. Secondo il Pm Viola, Inter e Milan sarebbero soggetti danneggiati, tanto che entrambi i club si sarebbero costituiti parte civile nei processi previsti nei prossimi mesi. Nel servizio di Report verranno presentate testimonianze, video e intercettazioni inedite per approfondire la vicenda. Oltre all’analisi sulle curve, l’inchiesta di Report si occuperà anche della situazione finanziaria dell’Inter sotto la gestione Zhang. Secondo le anticipazioni, si parlerà di debiti e pressioni politiche, inoltre si ipotizzeranno irregolarità nell’iscrizione al campionato. Tuttavia, il presidente della Covisoc, Tommaso Miele, avrebbe garantito la piena regolarità della situazione, mentre il presidente Figc Gabriele Gravina avrebbe precisato che si confonderebbe il debito del club con quello del soggetto titolare. Il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, avrebbe invece espresso preoccupazione per il livello di esposizione debitoria del calcio italiano, ipotizzando la creazione di un nuovo ente governativo per il controllo finanziario dei club, che sostituirebbe l’attuale commissione di vigilanza della Figc. L’Inter, da parte sua, respingerebbe le accuse, affermando di non aver mai ricevuto agevolazioni dallo Stato, se non quelle legate alla posticipazione dei contributi fiscali a causa del Covid, misura che avrebbe riguardato tutti i club. Inoltre, la società sottolineerebbe di aver sempre ottenuto la licenza Uefa e di aver rispettato per due volte il Settlement Agreement. con l’ente calcistico europeo. Il bilancio interista prevederebbe un primo utile operativo dal 2018 e una riduzione delle perdite.
L'inchiesta “Vino in serra” analizza una pratica controversa nella produzione del celebre Passito di Pantelleria. Tradizionalmente, questo vino dolce viene ottenuto attraverso l’essiccazione naturale delle uve zibibbo sotto il sole estivo. Tuttavia, il principale produttore dell’isola, Donnafugata, ha scelto un approccio differente: l’uso di serre in cui le temperature possono superare i 60 gradi. Questo metodo accelera il processo di appassimento, ma solleva interrogativi sulle conseguenze per le qualità organolettiche del vino. La produzione è regolata dal consorzio di tutela del Passito di Pantelleria DOC, che ha il compito di vigilare sulla conformità alle norme. L'inchiesta “Benessere parlamentare” invece, si concentra sulle donazioni destinate alle associazioni per la tutela degli animali, facendo emergere possibili irregolarità nella gestione dei fondi. Documenti inediti evidenziano spese sospette, e il programma cerca risposte direttamente da un noto esponente politico coinvolto nella vicenda, Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (Leidaa), per presunte irregolarità nella gestione dei fondi dell'associazione. Secondo quanto riportato, parte delle risorse della onlus sarebbero state utilizzate per spese personali della deputata, tra cui soggiorni in hotel di lusso, pranzi, cene e acquisti di bevande costose. In particolare, emergono spese di circa 17.000 euro presso l'Hotel Principe di Savoia a Milano e l'acquisto di bottiglie di pregio per un valore complessivo di oltre 3.800 euro. Inoltre, una voce di spesa di 488 euro riguarderebbe il noleggio di una piattaforma aerea per la potatura di piante, presumibilmente riferita al giardino personale della deputata a Calolziocorte, in provincia di Lecco. Il programma solleva anche dubbi sull'incremento del reddito dichiarato dalla Brambilla, passato da 100.000 a quasi 350.000 euro nell'ultimo biennio disponibile. La trasmissione intende approfondire l'uso dei fondi della Leidaa, evidenziando possibili sovrapposizioni tra le attività dell'associazione e quelle politiche della deputata. Nel servizio “Questione di fiducia”, Giorgio Mottola svela nuovi dettagli sulla vendita di Visibilia, un’operazione che ha visto il passaggio della società dalle mani di Daniela Santanchè a quelle della misteriosa Wip Finance. L’inchiesta fa luce sull’identità del vero proprietario della società svizzera anonima che ha acquisito l’azienda, Altair D’Arcangelo, portando alla ribalta ulteriori dubbi sulla trasparenza della transazione e sulle possibili implicazioni per la ministra del turismo. Altair D'Arcangelo avrebbe mediato la vendita di Visibilia, l'azienda di Daniela Santanchè, alla fiduciaria lussemburghese Wip Finance. Secondo Il Fatto Quotidiano, D'Arcangelo avrebbe legami con Alessandro Zan del Pd tramite il marchio di cosmetici Virgo, sponsor del Gay Pride di Padova e organizzatore del Pride Village Virgo, evento gestito da Zan. D'Arcangelo avrebbe inoltre precedenti per spaccio e bancarotta, oltre a essere stato indagato per riciclaggio. Zan, socio di maggioranza della Be Proud Srl, che gestisce il Pride Village, avrebbe dichiarato che l'evento non ha fini di lucro e che il ricavato verrebbe reinvestito nell'iniziativa.