In breve: Suzuki si è ritirata dalla MotoG e, in compenso, ha deciso di investire in auto volanti. La versione lunga però, agli appassionati, fa decisamente più male. Nel 2015 Suzuki ha preso coraggio ed è tornata in MotoGP, guidata da Davide Brivio. Ha scelto due piloti, Aleix Espargarò e Maverick Vinales, che continuano a salire sul podio. È partita con tanta modestia, la Suzuki, lavorando sapendo di essere identificata dai signori del bar come la sorella povera della Yamaha: quattro cilindri in linea, grande percorrenza di curva, problemi di velocità massima. Poi però, nemmeno troppo lentamente, le cose sono cambiate, al punto che mentre la Yamaha era (ed è tutt’ora) in crisi, Suzuki continuava a crescere.
Nel 2020 ha portato a casa un titolo mondiale che resterà nella storia e, con tutte le probabilità, avrebbe potuto farlo anche quest’anno. Le premesse c’erano tutte, da una moto più veloce ai piloti - entrambi motivati e sotto contratto biannale - a cui si era aggiunta anche la guida di Livio Suppo. Il 2 maggio scorso invece, durante i test di Jerez, nel paddock ha cominciato a serpeggiare la notizia che Suzuki avesse deciso di ritirarsi. Crederci è stato difficile per tutti, a partire dalle (tante) persone che lavorano nel team. Eppure la decisione è stata irrevocabile e definitiva: i giapponesi avevano già scelto, forse per contrastare la crisi economica con cui le aziende hanno dovuto fare i conti a causa della pandemia. Così oltre al mercato piloti (Rins andrà in Aprilia, Mir alla Honda) chi poteva ha cercato un’altra sistemazione. Chi conosce i giapponesi sa che, culturalmente, sono abituati a finire quello che hanno iniziato. Se il contratto con Dorna è stata una clamorosa eccezione lo sviluppo della moto no, è andato avanti al punto che a Motegi, a cinque gare dal chiudere le serrande dei box, sulla moto di Alex Rins si sono viste nuove appendici aerodinamiche. Ai piloti dispiace, ai tecnici anche. Agli appassionati poi moltissimo, soprattutto perché la Suzuki a molti ricorda di Barry Sheene, di Marco Lucchinelli e Franco Uncini, di Kevin Schwantz, di Randy Mamola.
Così, mentre la Gazzetta dello Sport ci fa sapere che Suzuki sta investendo cifre importanti in una società, SkyDrive, che sviluppa auto volanti, a noi dispiace ancora di più. Avevano in casa una principessa e l’hanno sbattuta fuori per fare spazio al televisore nuovo. Che poi le auto volanti possano essere una bella prospettiva per il futuro è fuori di dubbio, ma vedere un’azienda come Suzuki fare un passo indietro, di fatto chiudendo il reparto corse, non può che farci pensare a dove andranno i soldi risparmiati. E la risposta “per aria” non convince a pieno. Se non altro, a far suonare la moto per uno dei suoi ultimi giri in Tailandia ci sarà Danilo Petrucci.