V’è capitato mai, girando sui passi, di incontrare il tipico patacca ipertutato, con le gomme chiuse fino al cerchio che tiene banco spiegando di non essere mai arrivato in MotoGP solo perché cresciuto tra meno opportunità di quelli che invece ci sono arrivati? E’ un classico dei bar di ogni passo: il sedicente gran manico con la storia sfortunata che non gli ha permesso di raggiungere le meritate stelle. Succede – anche se ultimamente un po’ meno – anche alla fine dei normali turni nei circuiti, con la classica frase: “non me la sono giocata con Valentino Rossi solo perché mio papà non era pilota e non aveva i soldi”.
Solo che chi mastica un po’ davvero le motociclette, fosse anche da semplice osservatore, s’è sempre dovuto rendere conto che ok, di gente brava davvero se ne trova parecchia, ma i piloti sono di un altro mondo. E anche chi arriva puntualmente ultimo in una gara del motomondiale ha un gap siderale rispetto al più bravo degli appassionati della domenica. Il problema, però, a volte è dimostrarlo, perché c’è sempre una qualche scusa che rende impossibile il paragone. Quasi sempre quella scusa è la moto: vanno tanto più forte perché le loro moto non sono normali. Di modi per rendersi conto che non è così ce ne sono tanti, ma a Misano, nel giro di un mezzo fine settimana, sono arrivate anche altre due testimonianze schiaccianti.
La prima l’ha offerta Pecco Bagnaia, che con una Ducati Panigale “normale” in allenamento ha fermato il cronometro sull’1.35.18 al Marco Simoncelli World Circuit. Un tempo allucinante, di appena cinque secondi più basso di quello che lo stesso Bagnaia ha fatto con la Desmosedici della MotoGP, e che dovrebbe bastare da solo a spiegare che gli umani sono una cosa, i fenomeni che arrivano al mondiale (e magari ne vincono anche un paio) sono fuori pure dall’immaginabile. E i babbi coi soldi o con le entrature giuste nel motorsport c’entrano poco o addirittura anche niente. Nella giornata in pista insieme agli altri della VR46, anche se l’unico a pubblicare il riferimento cronometrico è stato Pecco, sembra che in molti si siano messi sotto i tabelloni a fotografare i tempi shock fatti dai piloti della MotoGP con normali moto di serie.
Appena due giorni dopo, sempre a Misano, è andata invece in scena l’Aprilia All Star, la grande giornata di festa e gas aperto organizzata dalla casa di Noale per tutti i suoi tifosi, insieme ai piloti, vecchi e nuovi, che hanno contribuito a scrivere la storia di successi sportivi dell’azienda italiana. Proprio durante l’Aprilia All Stars, alcuni piloti si sono sfidati in pista in sella a normalissime Aprilia RS660 Extrema e i tempi, questa volta, sono stati sotto gli occhi di tutti. Roba che un normale appassionato della domenica, fosse anche di livello alto, farebbe fatica a avvicinare anche con un 1000 cc. Il record? L’ha fatto registrare (certamente senza spingere più di troppo in quella che doveva essere una giornata di festa e senza niente in palio) Miguel Oliveira, con un 1.45.5 che basta da solo a rispondere a tutti quelli che ancora pensano che i piloti del motomondiale stanno lì solo perché la strada per loro è stata più in discesa.