Ossessionato dal competere, più di chiunque altro. È solo così che si può descrivere Max Verstappen che, questo fine settimana, scenderà in pista al Nurburgring Nordschleife con una Ferrari 296 GT3, la stessa che aveva utilizzato sotto lo pseudonimo di Franz Hermann e con cui, si vocifera, aveva battuto il record del mitico Inferno Verde. Lo farà in occasione del nono round del campionato NLS, la 57esima ADAC Barbarossapreis, una 4 Ore. La sua prima gara endurance in pista, sogno che più volte aveva manifestato negli anni.

Non si ferma mai e, dopo le imprese in F1, le notti passate su Iracing al simulatore di casa, o su quello in aereo, o ancora su quello installato nel suo motorhome in pista, ecco una nuova avventura. E l’obiettivo finale è ancor più grosso: partecipare alla mitica 24 Ore che ogni anno si corre sul tracciato tedesco, il più ostico al mondo viste le sue caratteristiche, lo stesso su cui, il 1° agosto del 1976, Niki Lauda fu avvolto da una palla di fuoco bloccato nella sua Ferrari. Cerca l’impresa, il primo quantomeno in epoca moderna a fare una cosa del genere. Di piloti meticolosi se ne sono visti tanti, ma ossessionati come Max forse pochissimi. La sua è un’eterna gara, un continuo sfidarsi e mettersi alla prova seguendo le note della sua passione.
Aveva detto di voler correre al Ring e allora, quando tutti erano in pausa ricaricando le batterie dopo il tour de force della prima parte di stagione in F1, lui vola in Germania e affronta due giorni di prove per prendere la patente, senza alcun favore. Lo fa con una Porsche Cayman GT4 persino depotenziata e, una volta raggiunto l’obiettivo, è chiaro: “Avrei preferito guidare un’auto più veloce, ma ero determinato a ottenere l'abilitazione e ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto. Spero di poter correre sul Nordschleife tante altre volte in futuro. È un circuito davvero fantastico”. Ha mantenuto la promessa che si era fatto e adesso, il 27 settembre, sfiderà i più forti di un mondo che per ora non gli appartiene, ma di cui ha sempre dichiarato di voler farne parte.
Un pilota fatto di sola passione che sembra non volere altro che un motore, una pista e una prossima sfida da superare. Sembra, perché in fondo, dietro l’espressione quasi sempre seria c’è un ragazzo semplice che fin da bambino ha ricorso il suo sogno, solo un po’ più velocemente rispetto a tutti gli altri. All’Inferno Verde non ci andrà solo per partecipare e, qualora dovesse vincere anche lì, rimane solo una mission impossibile: farlo con una Ferrari in F1, squadra lontana dal successo da ormai diciott’anni. L’ultimo tassello per entrare nella storia ancor più di quanto fatto finora. È arrivato in F1 a 17 anni, accompagnato da papà Jos perché non aveva ancora la patente, ha vinto alla prima gara con Red Bull, ha conquistato quattro titoli Mondiali e, a sette gare dalla fine, potrebbe persino aver riaperto un Mondiale fin qui dominato dalla McLaren. Un fenomeno totale, di quelli che si vedono una volta ogni trent’anni, o forse un po’ di più. Noi l’abbiamo buttata lì, tu pensaci!

