Mentre vanno concretizzandosi le indiscrezioni sull’uscita di scena di Mattia Binotto dal ruolo di team principal della Ferrari, la Gazzetta dello Sport si lancia in un durissimo attacco contro l’ex pilota Jean Alesi (reo di aver bollato come “una palla” le anticipazioni del giornale rosa) e in generale contro i “soliti perdenti” del Cavallino. Un attacco che fa discutere e che per qualcuno è perlomeno ingeneroso nei confronti dell'ex ferrarista, anche se nel merito su alcuni punti è difficile dare torto alla Gazza.
“Allora – si legge nell’articolo a firma di Stefano Barigelli – non era una palla. La fine della stagione di Binotto alla Ferrari anticipata dalla Gazzetta è stata bollata proprio così, una palla, da Jean Alesi. La frase, di per sé insignificante considerato che l'ha pronunciata uno dei piloti meno vincenti della Formula 1, assume in realtà una sua importanza. La Ferrari è il marchio sportivo italiano più conosciuto al mondo, ha una storia gloriosa anche se il presente è complicato. Ma nei motori e in una storia così lunga, le difficoltà ci possono stare. Ci sta meno la corte dei miracoli che in questi anni, ma per la verità anche in passato, ha supportato il team di Maranello spesso più danneggiandolo che aiutandolo”.
E ancora: “D’altronde se ti affidi a piloti che hanno passato in pista più tempo a perdere che a vincere, a professionisti della comunicazione che nel curriculum vantano più licenziamenti che promozioni, non ci si può meravigliare se il risultato di tanti encomiabili sforzi sia il contrario di quello sperato. Non è che a farti dire che sei bravo poi diventi campione del mondo. La questione Binotto l’hanno posta le tante delusioni, gli errori compiuti, pari solo agli investimenti enormi fatti negli ultimi anni. La Gazzetta li ha soltanto raccontati, non li ha creati, cercando sempre di essere uno stimolo perché la Ferrari tornasse a vincere quel titolo mondiale piloti che manca dal 2007”.
Quindi un invito alla casa di Maranello, quello di recuperare lo spirito di Enzo Ferrari: “Lasci perdere i gran maestri dell’ordine delle scuse, lasci perdere i questuanti. I perdenti che hanno sempre la verità in tasca e la bacheca vuota. La Ferrari non ha bisogno di galoppini zelanti in tuta rossa, così almeno qualche autografo ancora lo firmano. Per battere Mercedes e Red Bull, Hamilton e Verstappen, non servono. Davanti c’è una stagione ancora da costruire partendo da un pilota, Leclerc, che ha tutto per essere un fuoriclasse. Il resto, se la Ferrari farà la Ferrari, verrà da sé”.
Stona un po' il livore con cui un grande giornale come la Gazzetta se la prende (oltre che con figure non nominate esplicitamente) con il "povero" Jean, che forse ha espresso un giudizio inappropriato (derubricando il quotidiano sportivo a Novella 2000, pubblicazione peraltro tutt'altro che indegna, anzi, come sottolineato dal quasi omonimo direttore Roberto Alessi) e si è rivelato non necessariamente informatissimo sulla questione (ma era tenuto a esserlo?). Forse per rispondere dovrebbero bastare le notizie, senza necessità di andare sul personale. Anche perché, comunque la si veda, Alesi rimane uno degli ex ferraristi più amati.