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Che c’entra Giancarlo Falappa con il GP della Thailandia? Chiedetelo a Fabio Quartararo che ha fatto una magia (e ha sbloccato un ricordo)

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

26 ottobre 2024

Che c’entra Giancarlo Falappa con il GP della Thailandia? Chiedetelo a Fabio Quartararo che ha fatto una magia (e ha sbloccato un ricordo)
Ok, le corse in moto di una volta non si possono paragonare con quelle di oggi. Ancora meno se parliamo di derivate di serie e prototipi. Però, con le dovute proporzioni, oggi a Fabio Quartararo nella Sprint di Buriram è successo qualcosa che ci ha sbloccato un ricordo del 1989 e con il Leone di Jesi come protagonista. “Per andare dritto dovevo sterzare”. E qui vi raccontiamo tutto…

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Era il 1989 e al Paul Ricard, in Superbike, Giancarlo Falappa portò per prima sotto la bandiera a scacchi la sua Bimota dopo un duello fratricida con il compagno di squadra Baldwin, rientrando poi dai suoi meccanici senza festeggiare più di troppo. Il motivo? Aveva un semimanubrio spezzato, aveva finito la gara guidando per ben due giri con la mano sinistra sulla piastra dello sterzo e se i commissari si fossero accorti lo avrebbero squalificato. E’ una delle storie pazzesche del motociclismo di una volta e della leggenda – purtroppo breve ma irripetibile – di Giancarlo Falappa, che poi è diventato a tutti gli effetti una pietra d’angolo della storia di Ducati dopo quell'inizio con Bimota.

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Ok, ma che c’entra con la Sprint di Buriram andata in scena oggi. C’entra perché, con le dovute proporzioni, a Fabio Quartararo è riuscito qualcosa di simile, ma in MotoGP e con una tecnologia tale nelle moto che anche un semplice manubrio storto rende impossibile la guida. Ecco, un manubrio storto dal primo all’ultimo giro è esattamente ciò con cui Quartararo ha fatto i conti nella Sprint di oggi, con il pensiero che è inevitabilmente volato all’epica impresa di Falappa del 1989.

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“E’ stato strano – ha raccontato Quartararo – non sembrava la mia moto e non è stato facile gestirla”. Sia chiaro, non s’è spezzato niente e meno che mai il francese è dovuto correre a nascondere qualcosa che gli sarebbe valsa una squalifica, ma già arrivare decimo con una Yamaha è una impresa, figuriamoci riuscirci con una Yamaha col manubrio storto. “Binder – ha raccontato ancora – è entrato un po’ alla sua maniera, in modo decisamente ottimista, ci siamo toccati e sono finito sul cordolo. Sono uscito da quel contatto con il manubrio un po’ storto e pensavo che la mia gara sarebbe stata compromessa. Invece avevo un buon passo e riuscivo a guidare, anche se per andare dritto dovevo bilanciare un po’. E ho iniziato a crederci. Alla fine sono contento, ma è chiaro che non posso esserlo, in via generale, per un decimo posto”.

Il francese, pur senza dirlo e probabilmente senza neanche conoscerne la storia, ha anche lasciato intendere che a Giancarlo Falappa potrebbe voler copiare pure altro: guidare un Ducati. Ai microfoni di Sky, infatti, senza fare drammi e senza dare addosso alla sua moto, è stato chiaro: “E’ difficile pensare di poter fare di più contro queste Ducati. Le prime otto – ha ribadito ai microfoni di Sky – sono otto Ducati, quindi c’è poco da fare meglio”.

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L'indimenticabile duello tra Falappa e Baldwin al Paul Ricard nel 1989

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