La Senna nello sguardo incantato di Charles Trenet è pura incarnazione canora della “joie de vivre”, il fiume di una Parigi infine liberata dagli occupanti nazisti tedeschi, l’ideale pista da “bal musette” o un valzer non meno felice. Ritrovata Lutezia, dove tutto ha avuto origine, Parigi appena neonata. Nel suo simbolo municipale, come da fregio nei chepì dei suoi “flic”, figura infatti un veliero - la “Scilicet” - e un motto: “Fluctuat nec mergitur”: naviga e non affonda. Un emblema adottato nel XIII secolo esattamente dalla Corporazione dei battellieri. Della Senna, appunto - “Nautes” o “Marchands de l’Eau”, mercanti dell’acqua - che ne gestivano il traffico commerciale e gli approvvigionamenti per l’esercito dei suoi abitanti. Nel disincanto olimpico globale del 2024, un lancio d’agenzia sembra cancellare l’illusione della grandeur, ogni araldica elegiaca e perfino il sogno, meglio, l’illusione indotta del ritrovato tempo della balneabilità. Una crudele prosa cronistica ha ghigliottinato le aspettative di chi ci aveva creduto: “Gli allenamenti nella Senna in programma in vista delle gare di nuoto in acque libere sono stati cancellati a causa dell'acqua che gli organizzatori hanno definito ‘non adatta per nuotare’”. Il dispaccio prosegue implacabile, tombale: “Si tratta del quinto allenamento cancellato dall'inizio dei Giochi, con i primi quattro che hanno riguardato il triathlon, disciplina la cui gara maschile, sempre a causa dell'inquinamento, era poi stata rinviata di un giorno. Ora c'è quindi incertezza sullo svolgimento delle gare di nuoto in acque libere nelle date previste”. L’immagine ottimistica della sindaca socialista Anne Hidalgo che nuota d’improvviso cancellata insieme “les temps des cerises”, il tempo delle ciliegie caro ai comunardi, dai meme che la mostrano accanto a Macron: Eliseo e Hotel de Ville sconfitti dai ratti residenti sui fondali e le spallette, tra i bouquiniste, magari gli stessi che in Albert Camus diventano metafora metafisica de La peste. Il veliero così sostituito, in dissolvenza incrociata, dallo d’agenzia che mostra un atleta della prova di triathlon piegato in due sulla pedana azzurra per dare sfogo a un getto di vomito, spegnendo così l’ideale grammofono che durante la cerimonia d’avvio dei Giochi ha evocato Edith Piaf e il suo L’hymne a l’amour, forse addirittura l’intero jukebox dell’Esagono, dall’armeno Aznavour all’italiano Ivo Livi- Yves Montand, fino allo chansonnier cabilo d’Algeria e comunista Marcel Mouloudji. Su tutto restano le parole degli epidemiologi che denunciano i rischi sanitari dell’impresa cancellata; fallimentare ogni ottimismo. Il podio e lo stesso oro argento e bronzo delle medaglie, custodite nei pregiati forzieri “Louis Vuitton”, destinate, azzannate per convenzione, al collo dei campioni, sostituiti dalle tazze dei water.
Sicuro rischio d’escherichia coli, batterio che vive proprio nelle acque reflue, per citare il verdetto clinico pronto a consegnare “una forte gastroenterite”. In filigrana, la tazza del water in pochi istanti surclassa la stessa fiaccola affidata ai tedofori. C’è poi l’immagine di Claire Michel, triatleta belga, pronta a confessare in purezza che “nella Senna non ho contratto l’escherichia coli, bensì un altro virus. Tre giorni di vomito e diarrea, febbre alta e soprattutto forti dolori di pancia.” Mancata Venere, Claire fuoriesce dall’acqua per subito accasciarsi dolorante, emula al collega già notato a dare di stomaco. Per la sportiva giunta dalla terra di Tintin, Brel e Magritte, appare d’obbligo il ricovero in ospedale. Il Belgio ha poi ritirato la squadra dalla staffetta. I capitoli successivi del romanzo gastroenterologico olimpico di Francia ci consegnano queste altre parole acuminate come cannule di clisteri: “Gli esami del sangue hanno dimostrato che ho contratto un virus. Dopo tre giorni di vomito e diarrea, che mi hanno lasciata abbastanza vuota. Domenica ho finito per aver bisogno di cure mediche più significative e ho trascorso la giornata in clinica”. Segue un post su Instagram per dire “grazie alle grandi cure dell’equipe medica del Team Belgio e agli incredibili medici e infermieri volontari del Policlinico nel villaggio olimpico, sto gradualmente migliorando e sono tornata a casa in Belgio”. Nulla esclude che le cartelle cliniche possano altrettanto evidenziare salmonella, leptospirosi, giardia, ameba e perfino l’epatite A, malattia infettiva che si trasmette proprio tramite circuito oro-fecale. La Senna, nonostante le molte garanzie offerte dal presidente Macron e dallo stesso Comitato Olimpico, tra squilli di trombe, non è mai stata davvero liberata dalla minaccia d’ogni possibile Morbo; Camus aveva visto bene, tutto ciò a conferma del meritatissimo Nobel per la letteratura ricevuto dal nostro nel 1957. Nota a margine non meno sportiva, lo scrittore, già portiere nel Racing Universitaire Algérois (Rua), squadra dei francesi d’Algeria, nel suo romanzo immagina che il contagio fa sì che i campi di calcio siano trasformati in lazzaretti. Non sarà forse il caso di “Paris 2024”, qualcosa di simmetrico comunque si intuisce, ha appena avuto anzi luogo e putredine. Non sembri un fuori sacco tematico, ma a Camus, in occasione dei campionati mondiali di calcio a ridosso della fama planetaria appena raggiunta con il riconoscimento ottenuto a Stoccolma, venne addirittura chiesto di dare il calcio d’inizio dell’intera manifestazione. Eppure la Senna perfino allora non era già balneabile. Nel 1923 l’ultimo tuffo ammesso, un anno dopo la morte di Marcel Proust, tennista mancato, colpa dell’asma. Lo stesso fiume che Apollinaire così saluta: “Sous le pont Mirabeau coule la Seine Et nos amours Faut-il qu’il m’en souvienne”. La Senna ha fatto da fondale a molte narrazioni che insieme a Parigi ambivano a restituire l’anima e le forme della Francia stessa. Nell’impossibilità di riassumerle per intero, a compendio sfiorando il sublime e il mistero, sarà ora opportuno citare la ragazza Sconosciuta che proprio da quel fiume prende nome.
“L'inconnue de la Seine”, appunto, è il nome dato a una fanciulla mai identificata, annegata in circostanze oscure intorno al 1880, forse suicida, il cadavere venne rinvenuto all’altezza del quai du Louvre, circa lo stesso punto dove secoli dopo Lady Gaga si sarebbe esibita armata di piumaggio rosa evocativo di Zizi Jeanmaire e perfino il tableau vivant “scandaloso” e agli occhi di molti apparirà una parodia “blasfema” dell’Ultima cena, le trans al posto di Nostro Signore Gesù Cristo. Un dipendente dell'obitorio, affascinato dalla sua bellezza, ne avrebbe fatto realizzare un calco in gesso, immortalandone il viso. All'inizio del Secolo Breve, la sua maschera mortuaria prese a circolare grazie alle numerose copie ricostruite grazie alla fotografia della salma. Il volto della sconosciuta divenne assai popolare e affascinò diversi artisti a causa di un ipotetico sorriso, simile agli occhi di molti a quello di Monna Lisa, la Gioconda. La ragazza sconosciuta verrà evocata anche da Rainer Maria Rilke, poeta dell'Indicibile, e dall’artista dada-surrealista Man Ray. I tratti del suo volto utilizzati perfino per la realizzazione del “Resusci Anne”, un fantoccio in uso per addestrare i rianimatori, una metafora ulteriore del fallimento delle olimpiadi francesi. La Senna, si sappia, fa altrettanto da sfondo a “I Compagni di Baal”, anzi, “Les Compagnons de Baal”, imperdibile sceneggiato televisivo non meno francese del 1968, la regia affidata a Pierre Prévert, fratello del poeta Jacques che così restituisce il fiume: “Mais la Seine s’en balance, Elle n’a pas de souci Elle se la coule douce Le jour comme la nuit Et s’en va vers le Havre, et s’en va vers la mer En passant comme un rêve Au milieu des mystères Des misères de Paris”. La casa dove si nasconde il misterioso gran maestro della setta, interpretato da un luciferino Jean Martin si trova infatti sull’Île Saint-Louis, lo stesso attore che ne “La battaglia di Algeri” di Pontecorvo interpreta il colonnello Mathieu dei parà. Se Mussolini dirà, riferendosi alla Francia e ai francesi “non abbiamo più bisogno di queste cuginanze”, Matteo Salvini, cercando di emularlo, sentenzierà invece così: “Andare in ospedale perché ti fanno nuotare in una fogna, non mi sembra rispettoso per atleti che si sacrificano per mesi e mesi all’anno”. Chissà se, segretamente, dai loro sotterranei, non siano stati proprio i compagni di Baal a far sì che la bonifica della Senna fallisse, per aprire la strada futura presidenziale al Rassemblemement National di Marine Le Pen. Cinque tazze water in luogo dei cinque cerchi campeggiano forse sul cielo di Parigi.