Danilo Petrucci ha accostato. Jack Miller ha menato. Tutti gli altri hanno annuito. Di cosa stiamo parlando? Dell’ormai radicato problema di tuti i piloti del paddock con gli pneumatici Michelin. Maverick Vinales ha dichiarato che la sua Yamaha, ieri, spinnava anche sul rettilineo, Fabio Quartararo s’è detto sorpreso della scarsa fiducia che riusciva a riporre nelle gomme, Franco Morbidelli che il decadimento dello pneumatico non gli ha permesso di continuare a spingere.
Valentino Rossi, ormai, va avanti da solo e del problema pneumatici non parla neanche più, sembrando arreso al doverci fare i conti. Binder, che ha vinto, ha detto che la sua moto (pneumatici compresi, ma solo fino a 5 giri dalla fine) era perfetta, idem Zarco. Entrambi, però, hanno precisato che non era affatto andata così a Jerez.
Dovizioso, che è un diplomatico, si è limitato a far notare che le gomme sono l’unica vera differenza rispetto al 2019 e che sin dai test non riesce a trovarcisi, arrivando persino ad essere costretto a frenare presto (lui che generalmente è uno insuperabile proprio in frenata). Danilo Petrucci ha spiegato che con le Michelin 2020 non riesce a trovare il punto di corda in tempi che gli consentono di essere competitivo.
Dicevamo che Miller ci è andato pesante. Nella mattinata di ieri, Corsedimoto ha riportato questo virgolettato:
"La gomma posteriore non funzionava e non è la prima volta, a Jerez in due weekend tra tutte le morbide usate, 3-4 avevano problemi. Poi vedi che in pista ci sono due francesi che non hanno nessun problema e pensi sia una situazione meravigliosa".
Ma il giorno successivo, cioè ieri in gara, i problemi li ha avuti anche uno dei due francesi citati da Miller: Fabio Quartararo, leader del Mondiale.
Con la chiave di lettura più plausibile che, forse, è quella fornita da Danilo Petrucci allo stesso sito, non prima di aver dato in qualche maniera manforte al suo "compagno" di moto:
"Jack è stato molto sincero, il suo è un pensiero che abbiamo in tanti, anche se non vorrei pensare male. Non so gli altri piloti, ma da due anni ci lamentiamo con Michelin che le gomme non sono uguali, manca ripetitività nelle prestazioni".
Come forse avrete capito, siamo decisamente contrari alle teorie complottiste. Non ci piacciono e non fanno per noi, ma è innegabile che Michelin qualche problema ce l'abbia. L’azienda di pneumatici francese sembra vagare nel buio, non trovare la quadra e, probabilmente, non essere in grado di fare gomme uguali per tutti. Nel senso che ci sono quelle buone e quelle disastrate e, come si dice a Roma, “a chi tocca non se ‘ngrugna”. Ci viene il sospetto, cioè, che alcuni treni di gomme non siano performanti come altri e che Michelin non sappia, però, in quale team vanno a finire. Se non fosse tutto tristemente condizionante farebbe ridere già così, cercare il complotto non ha senso e, anci, fa sfociare tutti, soltanto, nel ridicolo.
Ciò che invece ha senso è chiedersi che cosa ci guadagni Michelin a stare nel mondiale in questo modo? Per avere l’esclusiva, verosimilmente, sborsa un bel po’ di denari. Ma il ritorno non c’è e non può esserci se tutti i piloti, dal primo all’ultimo e senza distinzioni, parlano degli pneumatici come del più grande problema con cui fanno i conti. Michelin ha pagato per promuovere la sua azienda, i suoi prodotti e il suo nome, ma poi quel nome è ora sulla bocca di tutti come sinonimo di inaffidabilità totale. Come Tafazzi insomma, col mitico personaggio autolesionista di Mai Dire Goal che dovrebbe candidarsi a sostituire l’ormai stantio logo dell’omino di gomme Michelin.