L’ha fatto per anni, quando vinceva in Moto2 praticamente senza lasciare niente agli avversari, mettendosi in tasca due titoli mondiali. Poi il salto mortale di Johann Zarco era caduto nel dimenticatoio, perché nei tanti anni di MotoGP, nonostante risultati da top rider, il francese non era mai riuscito a vincere, fino all’anno scorso e al tabù sfatato nell’ultimo anno con Pramac e Ducati, quando già la nuova avventura in Honda era stata pianificata. E’ possibile che Zarco abbia pensato che quel suo modo di festeggiare non avrebbe più potuto regalarlo ai suoi tifosi, nonostante la convinzione di poter aiutare Honda a tornare grande.
I risultati, in questo inizio di 2024 in MotoGP, hanno effettivamente dimostrato che rimettersi a testa in giù è impossibile, almeno per adesso. La vita, e quindi il motorsport, regala sempre, però, anche un’occasione differente. Per Johann Zarco l’occasione differente ha preso le sembianze della gloriosa 8 Ore di Suzuka e di una CBR da dividere con due esperti piloti giapponesi. Qualcosa che in passato aveva già fatto anche un certo Valentino Rossi, sempre con la Honda. Insomma: l’occasione per rimettersi a testa in giù è arrivata. E pure per tornare a godere pur dentro la consapevolezza di quanto si dovrà soffrire ancora in MotoGP.
Zarco, però, è uno con la tempra dura. L’ha cresciuto un ex parà e non certo con metodi e modi particolarmente delicati. Poche chiacchiere e manate di gas. E magari anche necessità di dimostrare sempre qualcosa. Sta nella storia di un pilota che ha sicuramente dato tanto e che, forse per via anche di un carattere decisamente particolare, non ha raccolto abbastanza (ammesso che due titoli mondiali non siano abbastanza). Ma anche un pilota che ha la capacità di farsi trovare pronto. Anche a Suzuka, anche lontano dal suo mondo. E’ stato lui l’arma in più del team che poi ha tagliato per primo il traguardo della prestigiosa gara di endurance.
“Mi sento bene perché, quando ti fissi un obiettivo e lo ottieni è un grande sollievo. Soprattutto se stai vivendo un periodo difficile – ha raccontato un raggiante Zarco, dopo il suo classico salto all’indietro che ha incuriosito i giapponesi più del suo stesso modo di guidare- Sono felice e orgoglioso, mi dà grande soddisfazione. Sono rimasto molto colpito dal ritmo di Takumi e dal suo controllo della gara. Sono molto contento dei progressi di Teppei tra test e gara. Per questa vittoria c'erano bisogno di tutti e tre i corridori, perché con il caldo avevamo tutti bisogno di controllare l'energia. È stato davvero intenso perché in una gara di 8 ore devi tenere tutto sotto controllo e non commettere troppi errori. Sono contento di questa vittoria che era l'obiettivo, ed è davvero bello averla ottenuta, ma voglio fare i complimenti ai miei due compagni di squadra perché il ritmo dei tre piloti è stato molto alto". Nessun cenno, almeno nelle dichiarazioni a caldo, alla Honda in MotoGP e nemmeno un sassolino tolto dalla scarpa davanti a un’evidenza che Zarco non ha sottolineato, ma che c’è: l’unico pilota di Honda che qualcosa porta a casa sempre, anche da Suzuka, è anche quello che la Honda stessa ha relegato nel suo team satellite.