Sono stati compagni di squadra, ma nelle condizioni peggiori per esserlo: sopra una moto che non voleva saperne di andare forte e in stagioni condizionate dagli infortuni. Marc Marquez e Pol Espargarò non hanno mai potuto giocarsela veramente e quelle stagioni passate in Honda restano un grande rammarico per l’attuale collaudatore KTM. Perché non poteva aspettarsi che andasse a finire così e perché il ritorno in sella a una GasGas è stato, poi, più traumatico del previsto. Vicende, però, che appartengono al passato, con Espargarò che ora, pur ammettendo che correre gli manca un po’, vive una nuova vita in cui è anche inviato di DAZN Spagna nel paddock della MotoGP.
Dal ruolo di ex pilota e oggi osservatore privilegiato, lo spagnolo, schivando le solite analisi sul mercato, sul passaggio in Ducati e sulle scelte di Marc, ha invece mezzo l’accento sulla caratteristica che rende il 93 diverso da qualsiasi altro pilota. “La conclusione a cui sono giunto – ha detto Espargarò a Motorcycle Magazine - è che Marc ha una maggiore accettazione del rischio rispetto al resto di noi. È capace di affrontare e accettare rischi che probabilmente il resto dei piloti in griglia non sono disposti ad accettare. E in MotoGP è vero che l’accettazione del rischio non è tutto e c'è una parte tecnica e di guida molto importante, ma in molti momenti, soprattutto quando ci sono situazioni fuori dall'ordinario, è lì che Marc dà il meglio di sé e questo significa che non riflette troppo sulle cose. E’ così o sembra che sia così?Non lo scoprirò adesso”.
Un giudizio, quindi, ma anche una attestazione di stima per un pilota con cui Espargarò ha battagliato a lungo negli anni della Moto2, con l’attuale collaudatore di KTM che adesso rivede nel giovane Pedro Acosta un pilota capace di prendere l’eredità dei grandi campioni. Ma con le dovute differenze e, anzi, con qualche difficoltà in più. “Marc Marquez, come anche Valentino Rossi o Jorge Lorenzo, quando sono arrivati avevano meno concorrenza – ha spiegato – Non significa che non avevano avversari, ma che erano di meno e che le vittorie se le giocavano più o meno sempre gli stessi piloti”.
Pedro Acosta, invece, è figlio di un’era della MotoGP in cui il livellamento è maggiore non solo tra i piloti, ma anche tra i mezzi, con il giovanissimo spagnolo che tra l’altro non guida la migliore delle moto in pista. La KTM, infatti, non è una moto “facile” e Pol Espargarò è rimasto impressionato proprio da ciò che Acosta è riuscito a fare già dalla sua prima uscita in sella alla RC16. “Con Pedro – ha raccontato - ho avuto la fortuna di poter condividere il test di Sepang, lo 'shakedown', che viene fatto dai collaudatori e anche dai 'rookie' nei primi primi tre giorni di una nuova stagione. Il primo giorno penso che fosse a circa sette decimi di distanza da me, il secondo giorno era a un paio di decimi, l’ultimo giorno era un decimo più veloce di me. Quel ragazzo è fuori dall’ordinario”.