L’attrazione è talmente forte da annientare la personalità. E’, più o meno, quando si verifica una roba così che i giovani di adesso tirano fuori la parola “sottone” per indicare quelli che farebbero di tutto per il partner o, peggio ancora, quelli che, una volta lasciati dal partner, non riescono proprio a mandare avanti la loro vita. E vivono di ricordi. Di possibilità sperate che non arriveranno, negandosi in qualche modo il presente e tutto ciò su cui varrebbe la pena investire per costruire un altro futuro. Ecco, se c’è un “sottone” in MotoGP è Aberto Puig. Sì, ok, siamo ironici e pure un po’ irriverenti verso un mostro sacro del motorsport, però è quello che viene da pensare dopo l’ultima intervista rilasciata dal team manager di HRC a DAZN Spagna.

Il motivo è semplice: in pochi minuti ha parlato più di Marc Marquez che della Honda e dei piloti che stanno cominciando a far vedere buone cose con quella RC213V che sembrava essere di colpo diventata la peggiore motocicletta di tutto il mazzo. Johann Zarco se la gioca costantemente con quelli da top five, Joan Mir sbaglia tanto ma riesce a girare su tempi da primi della classe, Luca Marini ha la costanza di chi a punti ci arriva sempre e la moto sembra neanche la lontana parente del cancello che è stata fino all’anno scorso. Eppure Alberto Puig di argomento ne ha sempre un altro, esattamente come quelli che, gira che ti rigira, è dell’ex che finiscono per parlare. Sì, ok, Marc Marquez non è uno di quegli ex che si dimenticano facilmente, non fosse altro che per tutto il godimento che è stato capace di regalare, però vedere un Puig che torna sempre lì fa un po’ sorridere. Soprattutto se si conosce un po’ il personaggio: ex pilota segnato dalla vita, atteggiamento sempre burbero e modi da duro vero. Tranne, appunto, quando parla di Marc Marquez.

“Marc è brutale – ha detto – l’anno scorso non riuscivo a capire quelli che avevano dubbi su di lui in Ducati, non mi capacitavo di come qualcuno potesse dubitare del fatto che mettendo il miglior pilota sulla migliore moto si potessero avere risultati diversi dal dominio che stiamo vedendo. Non serve essere super intelligenti, o degli analisti, o avere la capacità di raccogliere dati. È ovvio. È assolutamente normale. Quello che ha fatto è già un traguardo, ma se Marc riuscisse a vincere questo campionato sarebbe uno dei traguardi più importanti nello sport a livello mondiale. Ma non sarà facile per lui perché ci sono molti bravi piloti. Quando resti fuori dalle posizioni di vertice per quattro o cinque anni a causa di un infortunio o di altre situazioni e dopo così tanto tempo puoi pensare di vincere di nuovo è incredibile, è brutale. Quelle che ci riescono sono persone davvero molto speciali".
Insomma, Alberto Puig, il team manager di HRC, fa il tifo per Marc Marquez, che corre con la Ducati. Detta così è un po’ un paradosso, ma è il messaggio che passa. Ma non c’è niente di antisportivo. Puig è semplicemente consapevole che per la Honda è ancora troppo presto per pensare di poter battere le Ducati, soprattutto quella con il 93 sul cupolino. Ma le indicazioni arrivate dai test di Jerez sono state più che positive. “Abbiamo testato alcuni componenti molto importanti sia a livello di telaio che di motore – ha detto Puig - Alcune soluzioni erano già state provate nel fine settimana dai piloti ufficiali, mentre nel test ci siamo concentrati soprattutto sul telaio. Il motore è uno dei punti chiave: sappiamo già che ci sono aspetti che non funzionano come dovrebbero, ma comunque non è Jerez la pista perfetta per capire un motore. Nel complesso, non abbiamo ancora trovato quello che ci aspettavamo: dobbiamo ancora indagare. Crediamo che manchi ancora qualcosa. Stiamo provando tutto: non ci concentriamo su un'area specifica , ma su tutto ciò che davvero non funziona. Ci concentriamo su tutti i problemi”. Il più grosso, però, resta uno: aver perso Marc Marquez.
