Adesso sì, adesso finalmente Qatar 2022 potrà rimanere nella storia. Non per il calcio, ma per la foto definitiva, quella destinata a restare, perché prodromi e paralipomeni del Mondiale “migliore di sempre” sono tutti nell’immagine della nazionale tedesca schierata per le foto di rito prima del fischio di inizio di Germania-Giappone, mercoledì all’ora del caffè post-prandiale: sei giocatori in piedi, cinque accosciati, lineamenti tra i più disparati e tutti con una mano a coprire la bocca. Foto d’impatto, forse la più iconica di sempre per il calcio, e siamo vicini ai livelli olimpici di Smith e Carlos, almeno dal punto di vista comunicativo. Non volete che si scrivano messaggi sulle divise, che si indossino fasce arcobaleno, preferite che si parli solo di calcio? Bene, beccatevi questo pacifico pugno nei denti.
Tradotto: «Volevamo usare la fascia del nostro capitano per prendere posizione sui valori che abbiamo nella nazionale tedesca: diversità e rispetto reciproco. Insieme ad altre nazioni, volevamo che la nostra voce fosse ascoltata. Non si trattava di fare una dichiarazione politica: i diritti umani non sono negoziabili. Dovrebbe essere dato per scontato, ma non è ancora così. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Negarci la fascia da braccio è come spegnere la nostra voce. Sosteniamo la nostra posizione». L’abbiamo vista tutti, quella foto. L’abbiamo vista tutti, ma non nelle dirette televisive, perché la regia della Fifa ha deciso di non mostrarla né durante, né dopo. Chi se ne è accorto ha rispettato i diktat di Nyon, quelli che guai a mostrare qualsiasi forma di dissenso e allora, visto che in Italia se la sono persa live anche i telecronisti Rai, ci hanno pensato i social network a dare la notizia. Bisogna farsene una ragione: l’informazione passa prima da lì, e quella mano a tapparsi la bocca seppellisce in un colpo le riluttanze di inglesi, gallesi e olandesi, fermi a parole, e neanche tutti.
Un figurone, insomma, per la Fifa, seppellita dalle risate perché, pochi minuti prima che il tweet della federcalcio tedesca diventasse virale, l’assistente arbitrale surinamese Zachari Zeegelaar controllava la fascia del portiere e capitano tedesco Manuel Neuer per sincerarsi che non fosse quella della campagna One Love e, verificato che al braccio avesse quella autorizzata, se ne andava soddisfatto per non dover annotare nulla di sospetto. La Germania poi ha perso contro il Giappone, ma vabbè, e lo ha fatto in maniera molto simile a quella in cui l’Argentina era stata sconfitta il giorno precedente dall’Arabia Saudita: vantaggio, reti annullate, pari e raddoppio avversario nella ripresa a distanza di pochi minuti. Sebbene tutt’altro che irrimediabile, quella dell’Albiceleste è una sconfitta epocale proprio mentre Lionel Messi fa da testimonial a Vision 2030, il programma per il turismo in Arabia Saudita. Sulle tv qatariote, come ha notato The Athletic, in questi giorni vengono trasmessi gli spot che vedono l’argentino – che lo scorso maggio aveva firmato un lucrativo contratto (le cifre non sono state svelate, forse per decenza) – quale protagonista; spot che, se da un lato confermano la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due Stati, dall’altro si riflettono negativamente sulla figura di Messi dopo la sconfitta proprio contro la nazionale di uno dei suoi più munifici clienti. E se per caso l’Argentina non dovesse superare i gironi, proprio nell’ultima occasione della Pulce si compirebbe il più diabolico dei paradossi e forse, quando si vuole tutto e di più, è giusto anche che vada a finire così.
Sempre Argentina-Arabia Saudita, e poi anche Croazia-Marocco, hanno lanciato Andrea Stramaccioni, uno che da allenatore ai Mondiali non sarebbe mai arrivato ma che, da seconda voce, si sta mangiando tutti i colleghi. Non solo e non necessariamente per gli appunti tecnici (materia che conosce e che racconta senza la modalità spiegone di Adani, che annichilisce il sempre professionale e mai oltre le righe Bizzotto a suon di “vedi?”, “visto?”), quanto piuttosto per l’esagitazione. Stramaccioni si esalta, e gli viene facile farlo per le nazionali sfavorite, ha l’entusiasmo di un bambino alle giostre e come un bambino non tace mai, fa casino, esagera, si sovrappone alla prima voce, modula il tono e la velocità del flusso in modo insensato, eccessivo, vagamente fastidioso eppure coinvolgente ed è perfetto per un evento pop come il Mondiale. Pop del resto è pure la sua inflessione romanesca che sarebbe stata benissimo in Boris e, anche se per Marocco-Croazia l’hanno sedato almeno un po’, lo stile è quello e negli annali resterà la battutaccia con cui ha perculato Fifa e Qatar, perché se è vero che “nel finale sembra avere più birra il Marocco” (Dario Di Gennaro, il telecronista), il suo “No, più che birra direi acqua minerale, al massimo frizzante” vale la menzione d’onore di come fosse al-Thani: sarebbe l’oste perfetto per il Circolo dei Mondiali, dove si gioca pure al calciobalilla come nelle tv locali.