A dire che niente, quando c’è di mezzo il braccio destro di Marc Marquez, può essere definito “piccolo” siamo stati tra i primi dopo aver saputo della frattura alla clavicola rimediata dopo l’incidente di Mandalika con Marco Bezzecchi. Però se è vero che non si può prendere con leggerezza nulla che riguardi il martoriato arto di Marquez, è altrettanto vero che non si può andare sempre a cercare ragioni differenti da quelle che vengono ufficialmente spiegate. Quindi no, che ne dicano i social, Marc Marquez non dovrà operarsi e la sua carriera non è a rischio, così come non è a rischio l’unico appuntamento che lui e Ducati hanno a cuore veramente: il test di Valencia che anticiperà la nuova stagione. Ok, il nove volte campione del mondo ha fatto sapere che non sarà in Australia e non sarà neanche in Malesia: si tratta di scelte che sono sì figlie di un infortunio, ma anche della consapevolezza che ormai c’è più niente per cui valga la pena di andare a rischiare in pista. Sì, Australia e Malesia sono mercati che fanno gola e in cui avrebbe certamente fatto comodo presentarsi con tanto di campione del mondo al seguito, però non ci si può dimenticare che Marc Marquez non è più un ventenne e che il suo fisico, proprio per tutto quello che ha dovuto subire, ha più bisogno di riposare di quanto possa averne il fisico di tutti gli altri. E, poi, c’è un “tema Michele Pirro”.

Il collaudatore della Ducati, per effetto delle nuove regole sulle concessioni, non può più fare wildcard da ormai due stagioni e lasciare Marc Marquez a riposarsi senza stare a forzare il recupero dopo l’infortunio di Mandalika, è anche un modo per consentire a Pirro (anche lui non è più un ragazzino) di confrontarsi ancora nella mischia, come invece possono fare tutti gli altri collaudatori. Con, in più, pure la possibilità di cominciare a lavorare in gara a qualche soluzione per il 2026. Ecco perché, senza voler fare le cassandre, ci viene quasi da dire che forse Marc Marquez non sarà della partita nemmeno a Portimao e che lo rivedremo, appunto, direttamente a Valencia. Quando esserci sarà fondamentale. E cruciale.
Adesso, invece, di fondamentale e cruciale ci sarà solo la necessità di ristabilirsi in pieno, senza rischi ulteriori, senza forzare nulla e aspettando che la natura si prenda tutto il tempo necessario rinsaldare le ossa e rigenerare pure lo spirito, visto che Marc Marquez non ha mai nascosto di essere mentalmente stanchissimo dopo una stagione in cui ha dovuto tenere altissima la concentrazione per contrastare quell’istinto che gli chiede di esagerare sempre e non accontentarsi neanche quando basterebbe. Sono, sia chiaro, ferie anticipate di cui Marc Marquez avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno, ma, già che è andata così, tanto vale prendere alla lettera i consigli del professor Samuel Antuña e Ignacio Roger de Oña, che sono i medici dell’Ospedale Ruber a cui il 93 si è rivolto subito dopo essere rientrato dall’Indonesia.
La scelta, da parte dei due professori, è stata quella di escludere subito l’ipotesi dell’intervento chirurgico, escludendo anche, però, qualsiasi legame tra l’attuale infortunio e la parte del braccio già operata più e più volte dopo la caduta a Jerez del 2020. "Fortunatamente – ha dichiarato il nove volte campione del mondo - l'infortunio non è grave, ma sarà importante rispettare i tempi di recupero. Il mio obiettivo è tornare prima della fine della stagione , ma senza spingermi oltre quanto raccomandato dai medici. Sia i miei obiettivi personali che quelli della squadra sono già stati raggiunti, quindi ora la priorità è recuperare al meglio e tornare al cento per cento”. Scelta conservativa, dunque, e, come riferiscono i giornali spagnoli, guarigione naturale attraverso una fasciatura che immobilizzi l’arto per qualche giorno, riposo assoluto e, appena si potrà, sedute di fisioterapia, con controlli medici ogni sette giorni fino al definitivo ok per tornare in pista.