"Adesso bisogna agire" così Lewis Hamilton risponde, con fermezza e forza di volontà, agli epiteti razzisti usati da Nelson Piquet per descriverlo nel corso di un'intervista risalente allo scorso anno. Adesso bisogna agire perché il tempo per capire è finito. Basta parlare di differenze linguistiche, di generazioni o di culture. Una posizione dura, quella del sette volte campione del mondo, che a 37 anni è stanco di polemiche che lo hanno inseguito per una vita intera.
E dalla sua parte si schiera, quasi per intero, il mondo del motorsport tra comunicazioni ufficiali di team, prese di posizione da parte della Formula 1 e commenti di piloti, amici e colleghi. Tra questi il primo a parlare è Charles Leclerc che, con poche righe pubblicate sui social, difende Lewis: "Conoscendo Lewis da quando sono arrivato in Formula 1, è sempre stato gentile e rispettoso verso me e chiunque abbia incontrato. Questi valori dovrebbero essere standard verso chiunque in tutto il mondo. I commenti fatti verso Lewis non devono essere tollerati e dobbiamo continuare a spingere per uno sport diverso ed inclusivo. Dobbiamo rimuovere certi comportamenti e il linguaggio razzista in qualsiasi forma non solo dal nostro sport, ma dalla nostra società anche”.
A seguire, sempre sui social, arriva anche il commento di Daniel Ricciardo: "La discriminazione e il razzismo non hanno posto in questo sport e nella nostra società. Chi sceglie ancora oggi di diffondere odio e utilizzare queste parole non può essere mio amico" continuando poi, nel lungo commento apparso sulla sua pagina Instagram, con un elogio dell'amico e collega Hamilton.
Quella contro il razzismo è una presa di posizione che anche la Formula 1 ha scelto di fare in modo ufficiale, pubblicando un comunicato che successivamente è stato condiviso e ripubblicato da molti team della griglia: "La FIA condanna fortemente qualsiasi linguaggio e comportamento razzista o discriminatorio, non devono trovare spazio nello sport o nella società in generale. Esprimiamo la nostra solidarietà a Lewis Hamilton e sosteniamo pienamente il suo impegno per l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione nel motorsport".
Grande assente, nel coro generale di rispetto nei confronti di Hamilton e indignazione contro Piquet, la scuderia Red Bull e il campione del mondo in carica Max Verstappen che, legato sentimentalmente alla figlia di Nelson - Kelly Piquet, ha preferito non esprimersi sulla vicenda.
A dire la sua è invece il giornalista Giorgio Terruzzi che condanna Piquet non solo per l'epiteto razzista utilizzato contro il britannico ma anche per tutto ciò che ha detto e fatto in passato: "Di nero Nelson Piquet ha l'anima - scrive su Twitter - E' così da sempre. Violenza mascherata da strafottenza, da una guasconeria farlocca. Ieri come oggi. Penoso, più che altro, come sono i vecchi che non hanno imparato niente di niente".
E infine a chiudere le polemiche sull'uso linguistico del termine (che secondo alcuni in Brasile non avrebbe un'accezione negativa) arriva lo scrittore e poeta brasiliano Paulo Coelho che non scusa l'illustre compatriota ma lo attacca duramente: "Caro Lewis Hamilton, Piquet è attualmente l’autista del peggior presidente della storia del Brasile. Le sue frasi razziste dimostrano il suo disperato bisogno di tornare sotto i riflettori. Mi scuso a nome del popolo brasiliano, che ti rispetta e ti ama".