Prendi una giornata di fine agosto, prendi il Mugello in esclusiva, aggiungici i migliori talenti tra quelli che vestono i tuoi prodotti e, poi, mescola bene. E’ quello che ha fatto Dainese con il Project Apex 2025 che ha messo in pista campioni, giovani talenti e tecnici per fare ciò che serve davvero a un’azienda che vuole rimontare la vetta dell’innovazione e, se vogliamo, della percezione pubblica dopo un periodo un po’ così. Solo che, come al solito, non è mancato chi è andato a guardare il cronometro per montare una qualche sterilissima bagarre social tra tifosi scalmanati. Sì, perché Fermin Aldeguer ha fatto il miglior tempo — sotto l’1:51 — e la foto di quel crono ha sicuramente il suo fascino: vedere un rookie girare più veloce di nomi che pesano come Valentino Rossi, Franco Morbidelli, Marco Bezzecchi o Andrea Iannone fa effetto. Ma non per il gioco del chi è più scarso, piuttosto per il segnale di futuro che rappresenta.

Vederla come sfida è riduttivo e, giusto per ricordarlo, anche Pecco Bagnaia, a Balaton con la Panigale, aveva dato la paga a Marc Marquez (poi sappiamo tutti come è andata). Anche qui tutti sapevano che non era una gara, ma un laboratorio dove la priorità non era neanche lo spettacolo, ma raccogliere dati, mettere alla prova prototipi di tute con airbag evoluti, nuovi materiali e componenti elettronici integrati, e verificare integrazioni tra sensori e telemetria. In pista c’erano motori e temperamenti diversi — Yamaha R1 per Vale, Ducati Panigale per quasi tutti gli altri — ma l’obiettivo condiviso era ottimizzare ergonomia, settaggi e comportamento dei materiali nelle condizioni reali che contano: saliscendi, curvoni veloci e repentine variazioni di carico tipiche del Mugello.
Dainese non ha organizzato uno show per segnare il giro più veloce: ha costruito un palcoscenico per rilanciare la propria strategia R&D e, non secondario, per rimodellare la propria immagine aziendale in vista delle prossime sfide di mercato e dopo un periodo di incertezza circa il futuro. La sinergia con la VR46 Academy e la presenza di ambassador come Rossi servivano a due cose: validare sul campo le soluzioni e produrre materiale dimostrativo, utile per comunicare che dietro al marchio non c’è solo stile e tradizione, ma c’è ancora ricerca, test rigorosi e trasferimento tecnologico.
Quindi sì, Aldeguer è stato il più rapido sulla tabella dei tempi, e la cosa va giustamente notata, ma prendetela con leggerezza: quel cronometro era uno degli strumenti di lavoro, non il fine ultimo. E, tra l'altro, la giornata è servita pure per testare il nuovo casco che AGV ha preparato per il 2026 della MotoGP e che sarà, quindi, sulla testa di quasi tutti i piloti che utilizzano materiale Dainese. Quel che conta davvero, quindi, è che le prove e i feedback raccolti al Mugello serviranno a migliorare la sicurezza di tutti i motociclisti, a ricalibrare prodotti e narrative aziendali e a mettere Dainese in condizione di ripartire con sostanza. Son solo con proclami. E se qualche tifoso vuole comunque esultare per il giovane spagnolo, ben venga: fa bene al paddock, alla competizione e, alla fine, anche alla qualità del prossimo paio di guanti o della prossima tuta che indosseremo tutti. A prescindere da chi è andato più forte di chi.