Terzo camion, proprio dietro il box Aprilia; la porta, invece, è la prima a sinistra: ufficio chiaramente piccolo, la foto di una RS-GP in piega piena dentro una cornice in carbonio al muro e, sopra una scrivania perfettamente in ordine, un computer. Dietro al computer Paolo Bonora, ingegnere e race manager di Aprilia, con la schermata aperta sul meteo e gli occhi fissi a guardare. Occhi che esprimono un amore matto per quello che fa e per i colori che veste pure mentre sperano che la pioggia smetta di cadere in questa giornata di test al Mugello.
Tra i piloti persino gli specialisti del bagnato odiano la pioggia. Sembra che anche gli ingegneri siano sulla stessa linea…
Eh no, non ci voleva. Ma guarda qua: torna il sole a breve (indica il monitor, ndr). Forse una finestra di lavoro senza acqua riusciremo a averla.
Dovete provare molte novità qui al Mugello?
Sì, principalmente dobbiamo concentrarci sulla seconda omologa della carena. L’abbiamo già testata con Savadori, ma l’idea per oggi era di portare avanti il lavoro anche con i piloti perché contiamo di utilizzarla già da Assen. Prima con Maverick e Aleix, poi dopo il Sachsenring anche sulla moto di Miguel Oliveira nel Team Trackhouse e dal GP successivo, dopo Silverstone, anche sulla moto di Raul Fernandez. Contiamo, infatti, di dare l’RS-GP 2024 a Raul dall’Inghilterra e chiaramente su quella moto ci sarà direttamente anche la nuova carena.
Lavorerete solo sulla carena oggi?
No, c’è anche altro lavoro da fare. Qualcosa di nuovo riguarda anche l’abbassatore posteriore, su quel fronte lì non si sta mai fermi perché è evidente che le moto devono essere sempre più performanti in accelerazione. Soprattutto in partenza, adesso che provare a stare davanti sin da subito è così importante in MotoGP.
Qui al Mugello Aprilia ha sofferto un po’…
Sì, è innegabile e non è che dobbiamo nasconderci. Questo è un circuito molto particolare e con tanti cambi di direzione, una pista unica e il test di oggi è importante perché trovare soluzioni performanti qui rende più facile il lavoro anche altrove.
Cosa è mancato?
Di sicuro sappiamo che qualcosa è mancato. Per capire bene cosa dobbiamo analizzare a fondo i dati, parlare con i piloti, confrontarci.
Ieri in conferenza stampa Enea Bastianini ha detto che sbagliare una curva al Mugello significa sbagliare tutto il giro…
Ha detto una cosa verissima. Tenere la linea qui conta più che altrove e per questo motivo tutti i piloti, al contrario di ciò che magari accade in altri circuiti, sono molto attenti a non esagerare in ingresso curva. E’ un circuito in cui è molto importante che la moto sia agile e la nuova carena che proviamo qui oggi dovrebbe garantire proprio maggiore agilità alla nostra moto.
A proposito di piloti e analisi dei dati, quanto le sensazioni di chi guida la moto trova oggettivamente riscontro nei freddi numeri e che margine d’errore c’è?
Può capitare che un pilota dica che qualcosa non va bene o va bene e che i dati invece dicano il contrario, ma è molto raro. Quasi sempre ciò che dicono i piloti è ciò che poi dicono anche i dati, ma il confronto è molto importante proprio per andare a cogliere tutte le sfumature e per questo facciamo continuamente dei check mirati.
Dopo tanti anni bisognerà farlo senza Aleix Espargarò.
Eh sì, Aleix ha deciso di smettere e tutti ci chiediamo come sarà. A prescindere da chi arriverà, infatti, qui in Aprilia sapevamo che lì, seduto esattamente lì, c’era Aleix e tutti in tanti anni abbiamo imparato a rapportarci con lui, quindi sicuramente non sarà facile. Penso che in questa MotoGP sia più importante che in passato il legame con il pilota e chiaramente lavorare insieme per tanti anni è un aiuto per crescere più in fretta. Ma i piloti, come tutti gli sportivi, prima o poi smettono o cambiano squadra e quindi siamo pronti a dare il benvenuto a chi arriverà e a lavorare con lui.
E Paolo Bonora ha una preferenza sul pilota che sostituirà Aleix Espargaro?
Sì, mi auguro che sia qualcuno con cui sarà facile trovare da subito il miglior canale di comunicazione possibile per capirsi al meglio sin dal primo giorno (ride, ndr). Dare continuità al lavoro è importante. Si tratterà di un ricominciare, ma meno dura la fase del conoscersi e più comincia in fretta quella del crescere insieme.
Un altro grande cambiamento, che riguarderà non solo Aprilia, è atteso per il 2027 con le nuove moto. State già lavorando?
Certo! In questa fase si studiano principalmente gli ingombri. Cioò si cerca di immaginare come sarà la nuova moto, quali saranno le quote, che dimensioni avrà e dove sarà posizionato il pilota. Cose così, insomma, poi andando avanti si andrà più nello specifico, ma il lavoro è già iniziato.
Questo significa che, per almeno un paio d’anni, i tecnici dovranno portare avanti due sviluppi?
In qualche modo sì, anche perché il cambiamento sarà grande. Ci aspetta un lavoro quasi doppio perché nel frattempo andrà avanti lo sviluppo anche della moto con cui si correrà nel resto di questa stagione e poi nella prossima e in quella dopo ancora. Piano piano ci si sposterà sempre di più verso il nuovo progetto man mano che il 2027 si avvicinerà. Sarà una bella sfida anche da un punto di vista dell’organizzazione.
Sulle nuove moto s’è già creata una spaccatura tra chi sostiene che la velocità non si abbasserà più di tanto e chi, invece, dice che le moto saranno notevolmente più lente. Paolo Bonora da che parte sta?
Dalla parte di quelli che pensano che le velocità si abbasseranno notevolmente . Un motore più piccolo non è solo un motore più piccolo, ma si porta dietro una serie di altri cambiamenti che alla fine, almeno stando alle nostre simulazioni, dovrebbero portare a circa trenta o quaranta cavalli in meno. Non sono pochi e si vedrà sulle velocità di punta. Questo almeno al primo anno, poi è certo che andando avanti il gap si andrà a colmare, perché, anche se sembra un gioco di parole, le corse sono fatte per correre e lo scopo di tutti è andare sempre più forte. Ma nel 2027 le differenze saranno notevoli.
Cambierà proprio tutto o qualcosa che magari viene provato oggi potrà stare anche sulle moto del 2027?
Cambierà tanto, ma forse qualche soluzione delle moto attuali si potrà salvare. Di sicuro da ora in poi si penserà anche in ottica 2027.
Tornando a Aleix Espargarò che lascia, si parla della possibilità che vada in Honda come collaudatore: quanti segreti un pilota, o anche un tecnico, può effettivamente portare altrove?
Tanti o niente: è relativo. Perché gli ambienti sono sempre differenti, i modi di lavorare pure e non è così scontato che qualcosa che funziona benissimo su una moto possa funzionare altrettanto bene su un’altra.
Quindi è un po’ una fissazione di noi appassionati questa cosa dei segreti?
Un po’ sì. L’esperienza sicuramente incide, il conoscere bene un mezzo pure, così come il riuscire a capire in cosa una moto è superiore o inferiore a un’altra, ma l’immagine del pilota o del tecnico che “vanno via e installano il segreto rubato” sulla nuova moto, facendola funzionare come per magia, è una immagine effettivamente un po’ fantasiosa. I progetti possono essere migliorati, ma non indirizzati da un singolo pilota o da un singolo tecnico. Nel senso che ogni gruppo di lavoro cerca di fare tesoro delle nuove indicazioni che arrivano, ma calandole appunto in un proprio progetto.
Il segreto di Paolo Bonora per arrivare fin qui, invece, quale è stato?
Tanta passione, tanto studio e un po’ d’azzardo. Mio papà aveva una officina da elettrauto e sono cresciuto mettendo continuamente le mani nei motori. La passione c’è stata sempre, poi è arrivato lo studio: la facoltà di ingegneria a indirizzo informatica e automazioni.
E Aprilia?
Subito. E qui arriva la parte dell’azzardo. Perché ho fatto la tesi di laurea proprio con l’Aprilia. C’era un bando da parte di Aprilia, che ha da sempre collaborazioni con le università e in particolare con quella di Padova, che riguardava dei software per la produzione di profili di asse a camme a alte prestazioni. Era una proposta un po’ stravagante da fare a una facoltà a indirizzo informatica e automazioni, ma io che ero già appassionato di queste cose non mi sono fatto scappare l’opportunità e l’ho presa al volo. Ciò a cui ho lavorato per la tesi, poi, è stato anche prodotto e per me è stata una soddisfazione enorme, qualcosa di simile a quando adesso i nostri piloti vincono.
Sembri innamorato perso di Aprilia…
Lo sono. E non lo dico per circostanza. Questa non è solo una azienda, è una famiglia veramente. Credo che anche nelle corse sia evidente che qui l’aspetto umano conta e che c’è un forte senso di appartenenza. L’ho detto: la mia storia è iniziata proprio con Aprilia e sta continuando con Aprilia, è dal 2002 che lavoro con Noale in vari ruoli. E’ una realtà che piace a me, ma vedo che è una realtà che piace a tanti perché è fatta da persone prima che da piloti, meccanici, tecnici o qualsiasi altro ruolo.
E cosa diresti a un giovane ingegnere, o anche a un giovane meccanico che vorrebbe provare a arrivare in MotoGP?
Che bisogna prima di tutto studiare. E poi non avere paura di provarci. Quello delle corse in moto non è un mondo distante e l’opportunità c’è sempre per tutti. Poi è chiaro che ci sono dei percorsi da seguire. Per quanto riguarda i meccanici, ad esempio, abbiamo dei team che teniamo d’occhio nei campionati nazionali e magari qualche giovane meccanico che ci viene segnalato finisce nella nostra orbita e, dopo i vari passaggi, arriva da noi. La stessa cosa, in qualche modo, vale per i tecnici. Abbiamo delle collaborazioni con le università, ma, te la butto là, leggiamo anche le mail e quindi se qualcuno sente di valere e vuole proporsi non siamo chiusi a prendere in considerazione nuovi profili. Anche in questo caso ci sono dei percorsi, magari degli stage, l’ingresso nel test team o comunque dei periodi più o meno lunghi in cui si valuta e poi arriva la MotoGP, che è il massimo per uno che fa il pilota e che è chiaramente il massimo per qualsiasi altro ruolo.