Dani Pedrosa è una risorsa fondamentale per KTM, che non ci ha pensato un attimo a portarlo via dalla Honda e a coccolarlo come merita. Oltretutto, specialmente di questi tempi, verrebbe da chiedersi dove sarebbe oggi Marc Marquez se Dani fosse rimasto in HRC: lo stile di guida è simile - Marc considera il suo un’evoluzione - e la sensibilità di Pedrosa enorme, probabilmente superiore a quella di Stefan Bradl a cui è affidato parte del lavoro di sviluppo. Questa però è un'altra storia.
A dividere KTM dalla lotta per il mondiale sono, come sempre in MotoGP, un'insieme di cose da mettere assieme, tuttavia il problema più grande, un po’ come succedeva in passato alla Suzuki, resta in qualifica. Basti pensare che Brad Binder ha chiuso la stagione 2022 come il pilota ad aver guadagnato più posizioni (92 in tutto) tra la casella di partenza e la bandiera a scacchi, un primato bizzarro ma indicativo. È vero che il sudafricano è un talento spaventoso che si esalta in lotta, è altrettanto vero però che il potenziale della moto è decisamente maggiore in gara. Questo perché KTM ha lavorato moltissimo sul passo gara con gomme usate tralasciando, in parte, la prestazione in qualifica. In una MotoGP scandita dai centesimi partire davanti è fondamentale e Dani Pedrosa, ultimamente, sta lavorando su questo per avvicinarsi a Ducati: “Se guardiamo indietro agli ultimi due anni, le qualifiche sono state spesso un punto debole per noi”, ha raccontato a Speedweek. “Vedevamo che per i piloti Ducati era più facile andare un secondo più veloci con le nuove gomme morbide nuove. In questo modo piazzano tutte e otto le Ducati molto avanti in griglia. E per tutti gli altri diventa più difficile”.
Il motore della Desmosedici aiuta sul dritto quindi, ma la vera magia Ducati, secondo Pedrosa, è la velocità in qualifica, che permette piloti di partire avanti sfruttando la gomma morbida per quei due giri alla morte il sabato. Cosa che, va detto, riesce anche a Fabio Quartararo e Marc Marquez, ma il primo regge il ritmo solo senza compagnia (quando può fare le sue linee) e al secondo manca la consistenza. Questa è la MotoGP: più si scava a fondo in cerca di soluzioni, più le risposte sono semplici. In questo caso, la moto si guida sulle gomme e sono quelle che devono funzionare. Certo, se poi Michelin rivede profondamente la carcassa degli pneumatici anche i prototipi andranno pesantemente rivisti. A sensazione però, l’era Ducati in MotoGP è appena cominciata.