Danilo Petrucci è l’unico pilota nella storia ad aver corso la Dakar, un campionato Superbike e una gara in MotoGP nello stesso anno, oltretutto con tre marchi diversi: prima KTM, poi Ducati e, in Thailandia, con Suzuki. Se questo ci aggiungiamo la sincerità disarmante delle sue parole, il punto di vista di Danilo sulle corse è qualcosa a cui è difficile rinunciare.
In un’intervista a Paolo Ianieri per la Gazzetta dello Sport, Danilo racconta questa MotoGP con l’approccio di un appassionato e l’occhio di un pilota esperto. A partire dall’ultima gara, quella di Phillip Island, che non solo è stata la più spettacolare della stagione ma anche quella ad aver cambiato il mondiale: “La gara è stata bellissima”, esordisce Petrucci. Finché continueranno a fare le curve con il computer, è normale che ci siano gare noiose. Basta cambiare il modo di disegnare le piste e si sorpassano a ogni curva”. E poi, quella vittoria della Suzuki è piaciuta a tutti, anche a lui che solo un paio di settimane prima l’aveva guidata: “Mi sarebbe piaciuto esserci, ma sono stato contentissimo per i ragazzi del team, sono tutte brave persone, per quello è spiacevole che se ne vadano. Ma anche per la Ducati è andata benissimo. Ormai si era capito da due o tre gare che Quartararo è diventato il topo e Bagnaia il gatto”.
Una situazione che secondo Danilo non dipende esclusivamente dai piloti, sia per quanto riguarda Quartararo (sprofondato a -14 dopo un clamoroso +91 dopo il Sachsenring) che per Bagnaia, il primo ad ammettere di avere in mano la miglior moto in griglia: “Io non mi sento di incolpare Fabio”, spiega Danilo, sempre trasparente. “Quest’anno ha fatto forse vedere qualcosa in più di tutti. Anzi, da una parte tengo anche per lui perché vedo Davide contro Golia. Era impensabile fino a pochi mesi fa che un pilota lottasse contro sette Ducati e che, soprattutto, la Ducati fosse così superiore e la Yamaha così in sofferenza. Quando vedi che perdi sempre più punti, ce la metti tutta ma non basta, è normale sentirsi schiacciati.Domenica ha provato a fare qualcosa in più, ma è la prova che sta spingendo la moto oltre il suo limite”.
Dall’altro lato c’è Francesco Bagnaia con la Ducati, ormai universalmente riconosciuta come la miglior moto in pista: “La Desmosedici è cresciuta moltissimo, ce ne sono di più e inoltre hanno scelto tanti piloti forti, che da un lato fanno crescere la moto, ma dall'altro, potendo confrontare la telemetria di tutti, permettono anche di migliorare la qualità della guida di ciascuno. Cos'è successo esattamente sulla moto dal 2019 a oggi per certo non lo so, ma da quello che mi hanno raccontato hanno fatto un passo avanti sulla gestione del motore soprattutto a centro curva, con un'erogazione più gestibile e questo ti aiuta. Devo dire che tutto questo è merito di Gigi Dall'Igna. Tante volte io e Dovizioso eravamo perplessi su quello che ci faceva provare, perché non capivamo a cosa servisse, ma un po' di millesimi qui, un po' di millesimi là, alla fine trovi quei decimi che adesso in MotoGP ti fanno vincere le gare. C'è stata un'inversione di tendenza da quando è arrivato lui. Che poi, se guardi, alla fine le soluzioni che ha introdotto lui le hanno copiate tutti”.
Non manca, poi, un’analisi su Marc Marquez, che ormai sembra a tutti gli effetti pronto per tornare lì dove aveva lasciato nel 2019: in cima al podio e in lotta per il titolo. “Per me non è mai andato via, è solo tornato a correre”, l’analisi di Petrucci. “Fino a due gare fa la Honda era in crisi e non prendeva punti, domenica ha quasi vinto. Non so come va la Honda, ma Marc è molto forte. E il prossimo anno sarà tra i pretendenti. Per questo il 2022 è una buona occasione per vincere il titolo, perché poi…".
Infine, il mondiale. A Sepang, questa domenica, Pecco Bagnaia ha la prima occasione di vincere il titolo, il primo per lui in MotoGP ed il primo per l'Italia dal 2009 di Valentino Rossi. Ed è vero, come dice Petrucci, che a prescindere da come andranno le cose sarà una gara fondamentale per tutti: “Che finisca lì? Potrebbe essere. Questa è una situazione molto difficile anche per Pecco che deve decidere se gestire o attaccare. Sepang sarà cruciale ancor più di Valencia. Ma in ogni caso, mentalmente è messo meglio, lui è il predatore e Fabio la preda”.