Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. C'è una vecchia canzone che diceva più o meno così nel suo testo e è esattamente quello che ci è venuto in mente leggendo, proprio adesso, che Danilo Petrucci sarà di nuovo in sella alla Ducati Desmosedici del team ufficiale in occasione del GP di Francia a Le Mans. Esattamente lo stesso circuito in cui ha vinto la sua ultima gara in MotoGP, prima dell'anno terribile in sella alla KTM e della comparsata della scorsa stagione sulla Suzuki, in sostituzione di Joan Mir.
Due, Petrucci e la Desmosedici, che si sono amati da matti e che - complice la sfortuna capitata a Enea Bastianini - adesso potranno pure ritrovarsi su quello stesso circuito in cui sono stati veramente felici insieme per l'ultima volta. Con un gesto, quel dito indice portato davanti al naso come invito al silenzio, che resterà nella storia, ma che di fatto non ha segnato quella rottura netta e incolmabile tra il pilota di Terni e Ducati. Che si sono ritrovati, prima grazie al MotoAmerica e, poi, grazie all'occasione che il Team Barni, in Superbike, ha dato a Petrucci dopo la parentesi statunitense e la straordinaria avventura della Dakar. Adesso, invece, sarà ancora MotoGP.
Dichiarazioni ufficiali da parte del diretto interessato, al momento, non ce ne sono, ma la notizia è data per certa da più fonti e a breve dovrebbe arrivare anche il commento del pilota di Terni che, di fatto, corona un sogno e ha la possibilità di scrivere, ora, un finale differente rispetto a quello scritto nell'anno della separazione con Ducati, con tanto di nervi un po' tesi con Gigi Dall'Igna e gli altri del box. L'unica nota negativa, chiaramente, è che questa opportunità arriva in seguito alla sfortuna capitata a Enea Bastianini, che, vista la decisione di Ducati di non aspettare la visita medica a ridosso del GP di Francia, ha evidentemente avuto un parere negativo da parte del dottor Porcellini, che si sta occupando della sua spalla, per tornare a allenarsi. Il pilota romagnolo, prima di Jerez, aveva anche detto che sarebbe tornato solo quando le sue condizioni fisiche gli avrebbero permesso di esprimersi almeno al 90% delle sue potenzialità.