Una staccata da tutto o niente, una derapata e uno stint impressionante per rimontare, uno di quelli che solo i fenomeni veri riescono a realizzare. Max Verstappen in Messico non ha vinto, e non ha nemmeno guadagnato punti come ha spiegato al termine della gara nonostante il distacco dalla vetta sia passato da -40 a -36, eppure ha dimostrato perché, finché la matematica lo terrà in gioco, non considerarlo in lotta per il titolo sarebbe sbagliato. Anzi, sbagliatissimo.
Tagliato il traguardo si è parlato soltanto di Norris che si è preso pole, vittoria e testa del Mondiale, ma la verità è Max la sfida l’aveva già rilanciata al primo giro, pronti via: partenza perfetta e staccata da paura in Curva 1, sull’esterno e con tre macchine di fianco alla sua Red Bull. Un rischio non da poco, specie per chi non può permettersi la minima sbavatura per continuare ad inseguire il titolo. Eppure, su quell’esterno l’olandese si è buttato lo stesso, cercando un sorpasso straordinario laddove, nel 2021, aveva fulminato Hamilton e Bottas.
Non ci riesce, spinto verso l’esterno da Leclerc che non può far altro che seguire il movimento di Norris ed Hamilton alla sua destra: Max è costretto a frenare con mezza macchina sul cordolo, arriva al bloccaggio e finisce per prati. E qui fa un’altra magia: dimentica di guidare una F1, in pieno controsterzo sfiora la barriera esterna e torna in pista quasi come se per le mani avesse una macchina da rally. Fortuna? Forse un po’, ma c’è soprattutto un controllo della monoposto totale. Sembrava già nel muro, e invece tiene giù e rilancia la propria gara, pur avendo perso qualche posizione.
Un caos che avrebbe penalizzato chiunque, ma non Max. Perché un momento del genere, a quattro gare dal termine, indietro in campionato e con la necessità di non perdere altri punti, è duro da gestire soprattutto mentalmente. Lui, invece, riprende in mano la sua gara aiutato da una Red Bull audace, senza paura di sbagliare: soffre nella prima parte quando monta gomme medie, vola nell’ultima con gomme morbide. Fa l’opposto di tutti i suoi rivali, artigliando il podio con un ultimo stint da fuoriclasse: 30 giri sullo stesso passo prima della bandiera gialla, con il più lento di questi solo cinque decimi più alto rispetto al migliore in 1.21.1 – con soli due ‘picchi’ sull’1:21.6, al giro 46 e al giro 68. Un capolavoro che porta la sua firma, risalito fino alla terza posizione e con il sorpasso su Leclerc annunciato ma impedito dalla Virtual Safety Car chiamata dopo il principio d’incendio che ha coinvolto la Williams di Carlos Sainz.
Una circostanza che, probabilmente, gli è costata tre punti pesanti: eppure, se il Max di quattro anni fa quella chiamata l’avrebbe maledetta e criticata all’infinito, questa volta, invece, fa l’opposto, sintomo di una maturità e una consapevolezza a 360°: “In passato la Safety Car è stata molto gentile anche con me”, ha spiegato in conferenza stampa. “A volte si vince, altre si perde. È così che funziona nelle corse”. Sulla situazione in campionato, invece, è chiarissimo: “Non ho recuperato 4 punti sulla testa della classifica, ne ho persi 10 da Norris. Per avere delle chance di confermarmi campione dobbiamo essere perfetti e qui non lo siamo stati. Spero che nelle prossime gare non capiti di nuovo una situazione di difficoltà evidente come accaduto qui, vedremo cosa potremo fare”.
L’obiettivo è chiaro, così come ciò che serve per raggiungerlo. E il prossimo GP, con tanto di Sprint Race, si correrà in Brasile, a Interlagos, proprio dove un anno fa Verstappen realizzava una delle sue imprese, sotto la pioggia, artefice di una delle sue migliori gare in carriera. È dura, sì, ma guai a non considerarlo in lotta. Sono ancora lui, Lando Norris e Oscar Piastri, in tre per un finale spettacolare.