Lando Norris in Messico non ha vinto. Ha dominato. L’inglese si è preso tutto, conquistando un successo che, a quattro gare dal termine, lo rimette in testa ad un Mondiale infinito, teso, bellissimo. E lo ha fatto vincendo esattamente alla sua maniera: è partito in testa, ha salutato tutti dopo la prima curva e ha impresso un ritmo spaventoso, dal primo all’ultimo giro. E il distacco sul secondo sotto la bandiera a scacchi, Charles Leclerc, parla chiaro: 30.324 secondi. Un abisso, con l’inglese che a Città del Messico è stato semplicemente di un altro pianeta. Ha vinto alla Norris, recitando un copione già visto altre nove volte in carriera. Partire, andare via e dominare.
Un piano perfetto complice una McLaren tornata a essere la vettura migliore, di gran lunga rispetto a tutte le altre. Non ce n’è stato per nessuno, completando così un fine settimana capolavoro. L’inglese è stato impeccabile e non ha conquistato soltanto i venticinque punti della vittoria, perché si è ripreso anche un Mondiale che, da Jeddah in poi, quinto appuntamento stagionale, era finito saldamente nelle mani di Oscar Piastri.
Quindici punti recuperati e un solo, ma significativo, punto di vantaggio: una vittoria che manda un segnale chiarissimo dopo che, fin dal rientro dalla pausa estiva, chi più di tutti si era preso la luce dei riflettori era stato Max Verstappen. Eppure, mentre l’olandese vinceva e recuperava complici gli errori di Oscar, Lando era sempre lì a ridosso, guadagnando punti su punti. E in Messico è arrivato il sorpasso in una gara che potrebbe diventare lo spartiacque dell’intera stagione.
Alle spalle dell’inglese c’è la Ferrari di Charles Leclerc, magico per l’ennesima volta. È partito tenendosi fuori dai casini, ha cercato di rimanere incollato alla McLaren e, quando questa ha cambiato passo, ha gestito da vero metronomo senza commettere la minima sbavatura. Negli ultimi dieci giri, poi, è toccato anche soffrire: alle sue spalle Max, dopo essere finito per prati per due volte in nemmeno dieci giri, arrivava come un fulmine su gomme meno usurate, avendo optato per una strategia a due pit stop e realizzando uno stint definito dal suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, “Incredibile”.
Eppure, all’olandese non è bastato complice anche un po’ di sfiga quando, a due giri dalla fine, incollato alla SF25 del monegasco, viene chiamata la Virtual Safaty Car a causa della Williams di Sainz ferma a bordo pista. Una mazzata per la sua rimonta proprio quando, ormai, il sorpasso sembrava solo una formalità.
Alla fine è terzo, mettendo comunque una pezza a un fine settimana partito male e a una gara che, dopo i primi giri, poteva essere quella del ko Mondiale: invece, nonostante tutto, il distacco dalla vetta diminuisce, ora a -36 da Lando Norris. Servirebbe un’impresa, ma chi meglio di lui potrebbe farlo.
C’è però anche un altro pilota che a Città del Messico firma l’impresa: è Oliver Bearman, quarto al traguardo con la Haas. Per il rookie inglese è il miglior risultato in F1, arrivato dopo un avvio di gara intelligentissimo e una gestione magistrale. Ha resistito al ritorno di Russell senza commettere la minima sbavatura e realizzando un’altra grande gara, al primo anno tra i grandi. E Ferrari, che lo ha messo sotto contratto nel 2021, può solo che coccolarselo in vista del futuro.
Alle sue spalle finisce Oscar Piastri, quinto, lasciandosi alle spalle un altro fine settimana negativo, l’ennesimo dopo il rientro dalla pausa estiva. Eppure, come Verstappen, l’australiano al termine del GP un po’ il suo weekend l’ha raddrizzato, lanciando anche segnali di vita con un sorpasso tutto cuore e istinto su George Russell, un remake dell’attacco a Charles Leclerc a Baku, la passata stagione. Parte da lontano, tira una staccata clamorosa e si infila sorprendendo il proprio avversario: per un attimo torna ad essere Iceman e chissà che, da qui alla fine della stagione, non possa ritrovare quella magia che aveva lasciato a bocca aperta non soltanto i propri avversari.
Sesto, invece, è un Kimi Antonelli tutto carattere e lucidità. L’italiano è stato penalizzato da una strategia non eccellente di Mercedes e, dopo aver ceduto la propria posizione a Russell, con l’inglese che aveva come obiettivo quello di passare Bearman, ed essersi accorto che tutto questo non era accaduto, si apre in radio e, con voce ferma, esclama “Adesso dovrebbe ridarmi la posizione”, costringendo indirettamente Mercedes a prendere una decisione. Detto fatto, concludendo un fine settimana comunque positivo.
Dietro alle due Mercedes c’è poi un Hamilton che, dopo un inizio con il coltello tra i denti, si è visto comminare 10 secondi di penalità per aver tratto vantaggio in seguito a un’uscita di pista mentre era in lotta con Max Verstappen e George Russell per la terza posizione, concludendo male un appuntamento che fino ai primi giri di gara aveva dato tanti spunti positivi. Completano la Top 10 la Haas di Esteban Ocon e la Sauber di Gabriel Bortoleto, che strappa un altro punticino nella sua stagione d’esordio. Seguono poi, a un giro di distacco, Yuki Tsunoda, Alex Albon, Isack Hadjar, Lance Stroll, Pierre Gasly e Franco Colapinto, ultimo.
71 giri di spettacolo, proprio come l’intero fine settimana che, a conti fatti, ha rimescolato tutto daccapo. Mancano quattro gare ma, ancor di più adesso, fare un pronostico è impossibile. Ciò che è certo però è che, dopo una serie di weekend complicati, la McLaren è tornata a brillare. E la rimonta di Max, seppur con uno come lui utilizzare il termine impossibile sarebbe un errore, si fa dura. Signori, c’è solo da godersi tutto quanto.