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Di Max Verstappen, Red Bull e della Sera dei Miracoli in Qatar, riflesso di un legame che lo avvicina alla leggenda

  • di Francesca Zamparini

2 dicembre 2024

Di Max Verstappen, Red Bull e della Sera dei Miracoli in Qatar, riflesso di un legame che lo avvicina alla leggenda
Sul circuito di Losail, Max Verstappen centra la sua nona vittoria stagionale nonostante un weekend complicato, tra qualifiche Sprint deludenti e una pole annullata. Ma l'olandese non si accontenta del quarto titolo iridato e celebra il gradino più alto con mamma e sorella al suo fianco. Penultimo appuntamento di un 2024 a dir poco turbolento, il Qatar diviene così ennesimo palcoscenico della rara sinergia tra la Red Bull e il pilota olandese. E se proprio vogliamo parlare di miracoli...

di Francesca Zamparini

Arrivato a Doha in settimana, sembra che Max Verstappen avesse organizzato una piccola festa in hotel per celebrare il team. Nonostante questo quarto titolo sia quello in cui ha dovuto fare più spesso affidamento su sé stesso, il pilota olandese non perde occasione per celebrare quella che ormai è la sua seconda famiglia. Sembra che avesse tenuto anche un discorso di ringraziamento, di quelli che lasciano piacevolmente sorpresi, soprattutto se tenuti da qualcuno che generalmente non si lascia andare ai sentimentalismi. Insomma, in casa Red Bull già si respirava una certa aria di festa, eco di una Las Vegas che ancora faticava a dissolversi. Un eco che suggeriva fierezza e forse anche un po’ di sollievo ma se c’è una cosa che Max sa fare bene è resettare e andare avanti. Mentre la FIA continua a giocare con le penalità, la domenica nel deserto torna infatti ad essere sua: un’altra vittoria, la nona del 2024.

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Era il 7 ottobre dell’anno scorso quando il pilota olandese dominava le curve veloci del deserto emiro, aggiudicandosi il terzo titolo iridato in un weekend all’insegna del caldo torrido e di piloti allo stremo delle forze. Un sabato che sapeva tanto di domenica, dove il secondo posto alla bandiera a scacchi della Sprint gli era bastato per indossare la corona. Che appena una settimana fa a Las Vegas è stato invece un anonimo quinto posto a ridonargliela.

In Qatar, il numero 1 della Red Bull rimescola le carte e porta a casa un risultato che il venerdì appariva del tutto impensabile. Ma ormai si sa, nel vocabolario di Max parole così sconfortanti raramente hanno ragione di esistere e il weekend appena trascorso ne è l’ennesima riconferma. Relegato al sesto posto dopo le qualifiche Sprint e poi ancora all’ottavo al termine della gara veloce del sabato, il pilota di Hasselt sembrava destinato a soccombere ai capricci di un bilanciamento errato e quindi di una RB20 semplicemente lenta. Prima delle qualifiche in vista della gara domenicale, però, sembra che nel suo box si sia fatta tabula rasa ed è lui che dal Q3 ne esce vincitore, davanti a George Russell e Lando Norris.

Una pole position che mancava dall’Austria, una pole position che dura poco. Max viene infatti penalizzato di una posizione e costretto a cedere il vertice al pilota Mercedes, reo secondo la Federazione di averlo rallentato. Ieri gli è bastata comunque curva 1 per riprendersi ciò che era suo di diritto. A semafori spenti, infatti, l’obiettivo era uno solo ed era quello. 57 giri in testa tra una Safety Car e l’altra, tre in totale, fino al traguardo. E poi il consueto tuffo tra gli uomini del suo team e l’abbraccio con chi conta davvero. Che siamo abituati a vedere Helmut Marko, Christian Horner, papà Jos e Kelly Piquet ma è sotto le luci di un Qatar che lo celebra per la seconda volta che Max trova finalmente mamma e sorella. Sophie e Victoria non si vedono spesso nel paddock ed è forse questo il motivo per cui la vittoria è stata ancora più speciale. Volate negli Emirati con largo anticipo, si sono godute del tempo in famiglia per poi varcare la soglia del circus itinerante e supportare dalla prima fila il neocampione di casa. Supporto che ha visto questa volta un cambio di copione, con Sophie e la mancata accensione di una candela. Sì, perché la mamma di Max è solita accenderne una in occasione di ogni domenica di gara, come a voler proteggere un figlio che, come stile di vita, sfugge a velocità proibitive. In effetti poi, il fatto di aver trascurato quel rito sembrava aver avuto un impatto diretto sul weekend di Max.

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Forse nemmeno loro credevano in un miracolo, perché è così che Max ha chiamato la sua quarantunesima pole position (poi persa). Ma in fondo è chiaro che di superstizione e miracolo non si può effettivamente parlare e questo Max lo sa, che è merito della sua squadra se la monoposto è migliorata in così poco tempo in un weekend Sprint che della frenesia fa solitamente il suo cavallo di battaglia.

Un 2024 che ha visto il team anglo-austriaco in difficoltà come mai negli ultimi anni, anni di dominio inoppugnabile che si dava forse troppo per scontato. Un 2024 che però non ha mai messo in dubbio il connubio tra i tori e il loro prodigio. Con un Sergio Perez che vedrà terminare questo campionato dall’ottavo posto in classifica piloti, il legame indissolubile tra Max Verstappen e Red Bull risulta oggi sempre più evidente. In fondo è pur sempre quel ragazzino chiamato in Toro Rosso nel 2015 e uscito vincitore dal suo debutto in Formula Uno con un top team, nel 2016. In fondo, una Red Bull senza Max è impensabile, così come lo sarebbe il contrario. Una certezza che quest’anno ha tuttavia vacillato nei momenti più bui, quando l’olandese ha lasciato intravedere possibilità verso futuri di altri colori, qualora non fosse più tornato sul gradino più alto. Una certezza che ha vacillato per poi tornare sempre lì, a quel “can we do this for another 10, 15 years?”. A quel team-radio ad Abu Dhabi con un Max allora fresco vincitore di uno dei campionati più combattuti degli ultimi anni, dopo un finale che rimarrà negli annali per essere stato tra i più spettacolari e controversi di sempre. Si torna alle rare lacrime di Yas Marina e agli abbracci di chi sapeva che quel bambino di Barcellona aveva coronato il sogno di una vita. Si torna sempre lì, a quel colore blu scuro che è seconda pelle da ben nove anni.

Che è nove anni che la domenica, Max Verstappen, non vuol far altro che finire davanti a tutti. Da Abu Dhabi al Giappone, passando per il Qatar, è la Sin City che ha chiuso un cerchio fatto di quattro stelle, quattro come quelle di Sebastian Vettel, che della Red Bull ha fatto casa sua e con cui ha condiviso il sogno iridato tra il 2010 e il 2013. Nove anni che Max non si accontenta mai e durante i quali ha trasformato una gioventù sprezzante ma inestimabile in una maturità calcolata ma istintiva.

norris verstappen
Max Verstappen e Lando Norris, 2024.

Si torna allora al gradino più alto e agli sguardi verso il basso, dedicati a chi ha lavorato duramente, a chi lo ha cresciuto. A timidi sorrisi per loro e per sé stesso, a un orgoglio che è ancora più autentico se la strada in salita si tramuta poi nella vista più bella di tutte. Sul podio del Qatar, il penultimo della stagione, Max Verstappen gode di quella vista. La stessa del Brasile, solo meno grigia e piovosa. Una vista a cui ambisce anche domenica prossima, una domenica diversa, di quelle che speri siano positive perché sai che sarà l’ultima, almeno per un po’. Almeno per l’anno in corso.

Ma è intanto lì nei pressi di Doha che il campione del mondo torna a festeggiare, che non sarà stato come a San Paolo ma sono gare non scontate come questa e quella brasiliana che lasceranno un segno indelebile su questa sua annata. Che la parola miracolo va usata con parsimonia, certo, ma con discrezione, lasciatecelo dire: forse il miracolo è proprio Max Verstappen e il suo 2024.

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