In sala stampa si parla spesso di Luca Marini. Lo si faceva anche lo scorso anno perché eravamo in pochi a pensare che stesse facendo una buona cosa decidendo di passare sulla Honda lasciata libera da Marc Marquez. La spiegazione sta tutta lì, nella posizione che è andato a ricoprire. Perché è facile, fin troppo, dimenticarsi dei motivi che hanno portato Luca a scegliere quella moto e i giapponesi a fidarsi di lui. Non stavano cercando un altro Marc Marquez né tantomeno un giovane da far crescere. Stavano cercando un buon pilota, uno veloce ma soprattutto intelligente, capace quindi di impostare il lavoro per la sua squadra e non soltanto per cercare il risultato, il che sembra una banalità ma non lo è affatto: guardate Joan Mir, il compagno di squadra, che quest’anno di 14 gare ne ha finite otto, poco più della metà.
Alla Honda questa roba non serve, non serviva nemmeno quando a produrre un gran numero di cadute era Marc Marquez. Luca invece ha un approccio diverso. Di quelle 14 gare ne ha finite 13, trovandosi costretto al ritiro solo nella Sprint di Jerez de La Frontera. Non solo: quando viene a parlare con la stampa alla fine di ogni giornata lo fa con grande serenità, senza sparare sulla Honda, sugli avversari, sui problemi della moto. Dice sempre che va tutto bene e che le cose vanno come previsto, così alla quinta, magari sesta volta che senti questa storia cominci a crederci.
E capisci che Honda ha bisogno di chilometri e idee, di avere un pilota con un buon feeling, perché ad andare forte si fa sempre in tempo se c’è il mezzo giusto per farlo e Ducati ne è l’esempio inconfutabile. Luca cerca il feeling e qualche idea, nel frattempo mette a disposizione degli ingegneri masse enormi di chilometri che si trasformano in dati e, magari, soluzioni. In questo approccio non c’è niente di nuovo: 10 anni fa Ducati si trovò nella stessa situazione e fu Andrea Dovizioso a prendere in mano il progetto esattamente come sta facendo oggi Marini. Lavora, prendi appunti, tieni la barra dritta. Pare che Mir abbia rinnovato per due anni con HRC: in caso lo avrebbe fatto pieno di dubbi e forse controvoglia, esattamente il contrario di come si sta approcciando al lavoro il suo compagno di squadra. Ecco, a sensazione l’approccio di Luca pagherà di più. Il fatto che Honda lo abbia scelto per portare a termine questo compito, quello del collaudatore a tempo pieno, lascia intendere che i giapponesi abbiano davvero deciso di cambiare, di prendere la strada più lunga ma al contempo drastica e redditizia. Certo è che per i risultati bisognerà avere ancora molta pazienza, ma se vedete Luca in fondo alla griglia, tranquillo anche nel farsi passare da un pilota qualche giro prima, è perché tutto sommato Marini ha un piano. Oggi sa di non poter vincere, di non potersi giocare il podio, di dover rischiare la vita per prendere un punto. Molto meglio prendere informazioni e chilometri quindi, in attesa di un mezzo più adatto che tra l'altro porterà la sua firma.