E’ successo ancora e poco importa che sia dall’altra parte del mondo. Lorenzo Somaschini, di soli nove anni, ha perso la vita per le conseguenze del grave incidente avuto in gara nella JuniorCup della SBK brasiliana, dopo 4 giorni di lotta in ospedale. La giovanissima promessa del motociclismo argentino era in sella alla sua Honda 160 quando, all’uscita della curva Pinheirinho del glorioso (e purtroppo già tristemente noto) circuito di Interlagos, è finito rovinosamente sulla via di fuga, battendo con violenza la testa.
Un volo tremendo e inspiegabile, scrivono le cronache brasiliane, con Lolito (questo il suo soprannone nel paddock) che è stato immediatamente trasferito in ospedale. Per quattro giorni ha lottato tra la vita e la morte, poi nella notte è arrivata la tristissima notizia. “SuperBike Brasil – si legge nel comunicato ufficiale - annuncia, con grande tristezza e rammarico, la morte del pilota Lorenzo Somaschini. L'argentino, nato a Rosario, è stato ricoverato all'ospedale Albert Einstein di San Paolo sotto cure mediche intensive dopo l’incidente dello scorso venerdì e purtroppo non è sopravvissuto. Tutto il team SuperBike Brasile è rattristato dall'accaduto. Le più sincere condoglianze a tutta la famiglia e agli amici di Lorenzo".
Poche parole, per ricordare un bambino che aveva una passione grande e pure per ricordare ancora una volta a tutti, come un pugno violentissimo, che il prezzo del motorsport, soprattutto nelle categorie meno blasonate, è troppo spesso la vita. E che lavorare per una sempre maggiore sicurezza in pista – qualunque pista e in qualunque campionato – deve essere ancora la prima missione di ogni organizzatore e anche di quei piloti che magari hanno già realizzato i loro sogni e possono, quindi, far pesare l’immagine che si sono costruiti. Sulla dinamica dell’accaduto, su eventuali responsabilità e su cosa andava fatto o meno, però, si parlerà sicuramente più in là.
Oggi, invece, è giusto che sia il giorno della tristezza. E del ricordo di un bambino che il 17 luglio prossimo avrebbe compiuto 10 anni e che sin da quando ne aveva tre, dopo che il babbo gli aveva regalato una minimoto, s’era messo al lavoro per realizzare i suoi sogni. Arrivando, a soli sette anni, alla scuola (famosa in Sud America) di Diego Pierluigi e fino a approdare al Campionato Argentino con la Honda 250 e alla JuniorCup della SBK Brasile. Per lui quella di questo fine settimana sarebbe stata la prima gara fuori dai confini nazionali e, invece, durante un maledetto venerdì di prove libere è successo ciò che mai dovrebbe succedere.