Ducati ha fatto una scelta drastica dopo il biennio con Jorge Lorenzo, un investimento di circa 12 milioni di euro a stagione che non ha fruttato quanto previsto: niente più superstar. A raccontarcelo meno di due mesi fa, a Valencia, era stato Michele Pirro: Ducati ha deciso di spingere sullo sviluppo tecnico e sulle moto, investendo meno sui piloti. Così le Desmosedici sono arrivate a chi le voleva (VR46 e Gresini) non solo ad un prezzo vantaggioso, ma anche con la possibilità di portare i piloti che la guidano sul podio. A confermare ancora una volta questa strategia ci ha pensato Paolo Ciabatti, che cede il suo ruolo di Direttore Sportivo a Mauro Grassilli e che dal 2024 si occuperà del progetto Ducati Off-Road: “Quasi tutti i piloti sono in scadenza, in Ducati aspetteremo le prime 5-6 gare per avere un quadro della situazione”, ha raccontato in un’intervista al Corriere dello Sport. “Abbiamo le idee abbastanza chiare ma servono sempre conferme. Uno dei due ufficiali al 99% sarà Bagnaia. Poi la Ducati farà le valutazioni in base ai risultati, ma dal nostro punto di vista i tempi dei contratti multimilionari sono finiti. Il fatto di essere il costruttore con la moto più desiderata consente alla Ducati di compiere ragionamenti più sostenibili a livello economico”.
A questo proposito Carlo Pernat ha raccontato, in un’intervista a René Pierotti per Moto.it, che un pilota con un contratto diretto con la Ducati in MotoGP esordisce con uno stipendio di circa 200 mila euro a stagione, che diventano 250 mila se ha vinto il titolo mondiale l’anno precedente. Poi però, lo abbiamo visto bene con Andrea Dovizioso, ci sono i premi d’arrivo con cui Ducati integra lo stipendio dei piloti che riescono ad ottenere risultati importanti come pole position, podi e, soprattutto, una posizione interessante a fine campionato, come i bonus accreditati sul conto di Pecco Bagnaia per il mondiale vinto e di Marco Bezzecchi per il terzo posto in classifica.
In questo modo il sistema è quasi perfetto: si paga una base bassa e poi la prestazione in pista. I piloti accettano volentieri perché in cambio Ducati offre un mezzo competitivo, mentre a Borgo Panigale c’è più margine di manovra per supportare i team indipendenti e portare avanti lo sviluppo.
L’arrivo di Marc Marquez però potrebbe stravolgere questo equilibrio: se dovesse riuscire a vincere il mondiale con il Team Gresini, Ducati sarebbe pressoché obbligata a metterlo sotto contratto nel team ufficiale, se non altro per correre nel 2025 con il numero uno sulla carena. È la stessa operazione che i dirigenti bolognesi avrebbero fatto nel caso in cui fosse stato Jorge Martin a portarsi a casa il titolo nel 2023 e proprio Martín ha dato prova del fatto che l’eventualità che un team satellite riesca nell’impresa è tutt’altro che impossibile. In quel caso a dettare le condizioni del contratto sarebbe Marc Marquez, non Ducati: vuoi il campione del mondo? Lo paghi. Non certo le cifre che Marc ha portato a casa correndo in HRC, ma è probabile che sia comunque qualcosa in più rispetto alla base su cui può contare Pecco Bagnaia.
Una motivazione più grande per correre con il mondiale in testa Marc Marquez non ce l’ha e il Team Gresini dovrà essere pronto a dargli tutto quello che serve.