Due podi nelle ultime due gare e l’obiettivo secondo posto nel Costruttori ancora alla portata, ma il 2025 della Ferrari rimane più che deludente. Qualcuno ha parlato di reazione, ma la verità è che tra Austin e Città del Messico la Scuderia ha semplicemente fatto quello che più volte quest’anno non le è riuscito: massimizzare le occasioni che si presentavano in pista, aiutata da un magico Charles Leclerc. Il monegasco, come in Giappone nel 2023 e a Monza nel 2024, ha trovato una strada per far rendere la SF-25 al proprio massimo, adottando soluzioni estreme e tornando a lottare quantomeno per il podio, il massimo obiettivo a cui si può ambire con questa vettura.
Non ha sbagliato nulla, così come perfetta è stata la gestione della squadra da un punto di vista tecnico, centrando la miglior finestra di utilizzo della vettura in entrambe le occasioni. E poi, ad aiutare sono state anche le caratteristiche dei due circuiti, mascherando i limiti che finora hanno frenato sia Leclerc che Hamilton, con tratti a media velocità in cui la SF-25 solitamente riesce a esprimersi al meglio. Charles ha fatto la differenza, per l’ennesima volta, portando a sette il numero dei podi conquistati in stagione, ma a lanciare qualche lampo è stato anche Hamilton.
Sir Lewis ha confermato il trend di crescita mostrato sin dal rientro dalla pausa estiva, necessario dopo una prima parte di stagione complicatissima, nonostante a livello di risultati il distacco da Leclerc sia ancora pesante. E in Messico, a livello di performance, quanto fatto in qualifica evidenzia lo step: poco meno di un decimo da Charles laddove, a inizio stagione, pagava invece tantissimo. Segnali positivi, non solo in vista delle ultime quattro gare stagionali, dove la speranza è che qualche opportunità possa presentarsi per salire sul podio, ma soprattutto in vista del 2026.
Sarebbe il modo migliore per chiudere un 2025 di alti e bassi, dall’arrivo da cinema a Maranello fino alle difficoltà della pista, spesso sceso dalla vettura deluso, a testa bassa. Eppure, nulla è sembrato in grado di intaccare l’emozione dell’essere un pilota Ferrari, come ribadito in una lunga intervista concessa a Ferrari Magazine: “È tutto così speciale”, ha affermato parlando del Cavallino e riflettendo sul suo primo anno con la Scuderia. “Il rosso è uno dei miei colori preferiti. Ferrari è storia e tutto ciò che il Marchio rappresenta. Le auto sono dei capolavori. E poi ci sono la lingua, la cultura, il cibo dell’Italia, il modo in cui le persone mostrano entusiasmo per ogni cosa. Benché nel corso degli anni siano entrate altre culture e persone di ogni estrazione, il cuore di Ferrari resta italiano. Non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto parte di tutto questo”.
Una realtà speciale, a detta sua più delle altre, eppure il vestire la tuta Ferrari ha portato con sé anche delle preoccupazioni, alla seconda grande scommessa in carriera dopo gli anni in Mercedes: “A dire il vero, all’inizio ero preoccupato per le differenze culturali, ma appena sono arrivato sono stato accolto da una grande apertura mentale. In fin dei conti siamo tutti esseri umani. Una volta che intrecciamo un legame, tutto il resto passa in secondo piano”.
Hamilton-Ferrari, un binomio diventato storia ancor prima di scendere in pista, superando ogni previsione: “Sapevo che l’allineamento dei nostri nomi avrebbe avuto un forte impatto. Ma quando poi è successo davvero, sono rimasto comunque colpito e ho pensato: ‘È oltre la mia immaginazione’. È un momento bellissimo e gli aspetti positivi sono stati molti; tuttavia, è un impegno che comporta molte responsabilità e il peso delle aspettative è grande. Tutti si aspettano di vincere subito, ma ‘Roma non fu costruita in un giorno’. Quanto tempo ci è voluto? Dovremmo controllare”.