Nel 2022 la MotoGP rivede il suo calendario: fuori il GP di Repubblica Ceca a Brno, dentro Finlandia e Indonesia. La stagione più lunga della storia del motomondiale avrà quindi 21 appuntamenti e, come da tradizione, partirà l’8 marzo in Qatar per arrivare a Valencia l’8 novembre. Dopo i test a Sepang i piloti della MotoGP sono quindi partiti per Lombok, piccola cittadina al centro di una delle tante isole del paese (oltre 17.000) in cui è stato costruito il nuovo Petramina Circuit Mandalika. I piloti, ma stavolta senza collaudatori, saranno impegnati in tre giorni di test dall’11 al 13 febbraio, con l’obiettivo di prendere confidenza col tracciato e portare avanti il lavoro di messa a punto iniziato in Malesia.
Come è fatto il Circuito di Mandalika
Il progetto del circuito è stato completato in tempi record: l’inizio dei lavori, datato 2019, è stato segnato dalle polemiche degli abitanti della zona sfrattati dalle loro abitazioni per costuire l'impianto in tempo per l'ultimo round della Superbike 2021. Così il motomondiale torna in Indonesia per raccogliere un pubblico estremamente appassionato alla MotoGP dopo oltre vent’anni, quando (tra il 1996 e il 1997) si corse sul Circuito di Sentul.
Quello di Mandalika è un tracciato composto da 17 curve, destrorso e piuttosto veloce. Abbastanza ampio da garantire un buon numero di sorpassi e non particolarmente lungo anche se, con i suoi 4,3 chilometri, è comunque negli standard della MotoGP. Il rettilineo principale tuttavia è di appena 507 metri e l'impressione è che a fare la differenza sul giro saranno i diversi cambi di direzione: dalla 2 alla 4; dalla 7 alla 9; dalla 11 alla 12; dalla 13 alla 14. Il punto più caratteristico è l’ultimo settore, il T4, caratterizzato da un breve allungo che porta ad una sequenza di curve (dalla 15 alla 17) che ricordano un po’ la cruna di un ago nonché la prima parte del circuito di Shanghai che ha ospitato la MotoGP dal 2005 al 2008.
La sensazione, almeno a giudicare dal layout, è che per la MotoGP sarà una gara decisamente impegnativa sotto diversi aspetti: le temperature sono alte e l’umidità non aiuta, il circuito non offre molto tempo per rifiatare e la moto va guidata di corpo nei cambi di direzione, risultando pesante per il fisico anche a causa delle molte frenate. Dorna non l’ha ancora ufficializzato, ma la gara dovrebbe essere di almeno 25 giri. È vero che la distanza coperta è sempre la stessa per ogni circuito, ma più giri significano generalmente un carico di stress fisico e mentale più elevato per i piloti. Infine, le tante incognite del circuito c'è, come per ogni paese attraversato dall'equatore, la possibilità che la pioggia condizioni pesantemente il weekend di gara. Ad ogni modo sulla carta quella di Mandalika sembrerebbe quindi una pista adatta alla Honda, anche se la Honda è cambiata radicalmente rispetto allo scorso anno e solo un pilota della MotoGP potrebbe confermare queste sensazioni. Forse poi, l'Indonesia premierà Suzuki e Yamaha, più facili da guidare tra le curve e poco penalizzate da un motore meno potente rispetto ai V4.
Tecnicamente l’impianto può ospitare oltre 50.000 posti in tribuna e fino 138.000 persone in piedi, mentre l'asfalto è composto da una miscela prodotta in Gran Bretagna in modo da incontrare gli standard MotoGP e Michelin. Barriere e air fence, fanno sapere i responsabili del circuito, arrivano dalla Germania, mentre il resto è prodotto in Indonesia.
Di seguito un giro onboard a velocità (quasi) turistiche:
I dati della Superbike (che ci ha corso nel 2021)
I primi a guardare i dati della Superbike sono stati gli ingegneri Yamaha, che il 21 novembre 2021 hanno celebrato il titolo mondiale di Toprak Razgatlioglu sul circuito indonesiano con tanto di pole position in 1’32.877. Questo lascia intendere che con un asfalto ben gommato la MotoGP potrebbe scendere sotto il muro del minuto e trenta anche se la potenza del motore non viene sfruttata a pieno: sono, per fare un paragone, tempi da Assen, che ci si avvicina anche come lunghezza (4,5 chilometri). A raccontare Mandalika in occasione del mondiale SBK ci ha pensato anche Brembo con la consueta analisi dell’impianto frenante. Nella scala che i tecnici dell'azienda bergamasca impiegano per valutare lo stress dei freni (da 1 a 5) il tracciato ha ricevuto un 4. I piloti della Supebike infatti frenano in 11 delle 17 curve, con la staccata più impegnativa (quella che dal rettilineo principale porta alla curva 1) in cui si passa da 289 Km/h a 97 Km/h.
Ad ogni modo le prime sensazioni dei piloti le avremo questo weekend, con i test in programma dall’11 al 13 febbraio, mentre il Gran Premio è fissato per il 20 marzo, dopo il round inaugurale in Qatar e prima di Argentina e Stati Uniti.