I piloti sono egoisti e chi sostiene il contrario mente. Viene da pensare questo dopo aver sentito parlare Charles Leclerc e Oscar Piastri nel Media Day di Baku, appuntamento cruciale per entrambi: il monegasco è alla ricerca della vittoria in una stagione dove ha praticamente salvato da solo la Ferrari, l’australiano del colpo Mondiale su Lando Norris che gli varrebbe il primo titolo tra i grandi. Combattono per ragioni diverse, eppure c’è un filo che li lega: l’unica cosa che conta è vincere, il resto passa tutto in secondo piano, sempre. E sono bastate una battuta e una provocazione a dimostrarlo.

“Le mie affermazioni sul 2026? Non erano riferite a noi ma alle regole in generale e su quello non commenterò più, però se dovessimo vincere mi piaceranno un sacco”, ha affermato sorridendo Charles a Sky Sport. “Stiamo cercando di iniziare la nuova era con il piede giusto. Al momento non sappiamo niente, ci sono troppi punti interrogativi per tutti, stiamo lavorando molto e spero che pagherà. Sui rumour non so, non so dove sono gli altri e non ci interessa adesso. Bisogna concentrarci su noi stessi, abbiamo fatto dei buoni progressi e sono contento di come stiamo lavorando. Vedremo l’anno prossimo”.
Inutile dire che quelle stesse regole le aveva criticate, un po’ come tutti gli altri, in vista di una rivoluzione che porta con sé più dubbi che certezze. E sul tavolo non c’è solo il cambio regolamentare perché il 2026 potrebbe cambiare tutto, persino i colori del suo futuro: il tempo scorre e il monegasco continua a sperare di vincere con la Ferrari dopo anni passati a guardare i suoi rivali di sempre farlo -in primis Max Verstappen-, ma se così non dovesse essere allontanarsi da Maranello non stupirebbe nessuno. Perché a 28 anni -gli anni che avrà al termine della prossima stagione- serve vincere, più di ogni altra cosa.

Poi c’è Oscar Piastri, a cui è bastato rispondere a una provocazione per mandare all’aria tutto il “lavoro di squadra” portato avanti dal quarantanovesimo giro del GP di Monza in poi. Il muretto McLaren gli aveva chiesto di restituire la posizione guadagnata su Norris perché l’inglese l’aveva persa per un errore della squadra ai box e lui, forse furbescamente -sapendo che da qui in poi avrà un bonus da potersi giocare- lo aveva fatto senza dire A. Tagliato il traguardo aveva acconsentito nuovamente alla decisione ma, arrivati a Baku, per qualche attimo tutto cambia. In conferenza stampa gli chiedono se avesse fatto la stessa cosa se la lotta non fosse stata per il 2° e 3° posto ma per la vittoria e l’australiano, pensandoci un attimo, tentenna: “Se lo avessi fatto lo stesso? Probabilmente sì, però non lo so, sarebbe stato diverso, ma preferisco pensare che non mi troverò in quella posizione”. Farlo con soli tre punti di differenza tra una posizione e l’altra è una cosa, quando in palio c’è il gradino più alto del podio, invece, è un’altra. Quando si vince non c’è commento o regola che tenga. E sia Leclerc che Piastri l’hanno dimostrato.

