Una stagione con i riflettori puntati addosso, sempre. Dopo un periodo complicato tra ritiri ed errori, quello delle gare europee, per Kimi Antonelli è arrivata la reazione: quarto a Baku, quinto a Singapore e per la prima volta in Top 5 per due GP consecutivi nell’anno del debutto in F1. Eppure, per il bolognese non basta. È questo ciò che emerge dalle parole di Toto Wolff, che più di tutti gli altri ha scommesso su di lui: lo ha fatto in passato mettendolo sotto contratto quando non era ancora nemmeno una stella dei kart, lo ha fatto la passata stagione regalandogli la possibilità di realizzare il sogno F1 e lo ha rifatto quest’anno non esitando un attimo ad affermare “Kimi resterà con noi anche nel 2026”, proprio quando tutto il paddock dubitava visto il periodo da incubo vissuto da Antonelli dall’Austria a Monza.

Ed è proprio l’austriaco a svelare di che pasta sia fatto Antonelli, più duro con sé stesso di quanto si possa immaginare: “Anche Kimi è uno che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto”, ha spiegato il team principal della Mercedes in un’intervista rilasciata a Motorsport.com riflettendo su quanto successo a Singapore. “Quello che vedrà è un Q3 che non è andato secondo i piani e che avrebbe potuto portarlo in prima fila, oltre a una partenza e a una Curva 1 non così buone. Questo è stato il suo feedback onesto dopo la gara”.
Una gara in cui però ha lottato e, non appena si è presentata l’opportunità di rientrare tra i primi cinque, si è fiondato in staccata sulla Ferrari di Leclerc replicando una manovra che aveva già fatto vedere più volte in stagione: “Per lui è più una posizione in testa persa che un quinto posto conquistato, ma è una prestazione solida. La manovra su Leclerc è stata forte. Non è stata ripresa dalle telecamere, ma abbiamo potuto vedere sulla telemetria un’enorme frenata, c’era così tanta pressione nel sistema che questo ha iniziato a oscillare. È stato positivo e forse è un po’ confortante dopo le altre parti della gara”.

Ha colto un’occasione anche se, com’è normale aspettarsi da un pilota che vuole crescere e vincere, al termine della gara più che ai suoi passi in avanti ha guardato a chi, con la sua stessa macchina, il GP lo ha dominato dall’inizio alla fine. A Marina Bay Russell ha fatto la differenza tanto in qualifica quanto in gara ma, nel giudicare le prestazioni dei due, i sette anni di esperienza in più dell’inglese non possono essere dimenticati. George è più forte di quel che si può immaginare, ha battuto Hamilton due volte su tre e, in questa stagione, è l’unico insieme a Verstappen ad aver interrotto il dominio papaya.
Da molti sottovalutato, ma sempre pronto a cogliere l’occasione ed essere protagonista. Di strada negli anni l’inglese ne ha fatta, la stessa che gara dopo gara sta facendo Kimi tra prestazioni sensazionali -mettere una F1 in pole position a 19 anni non è cosa da tutti-, gare incolori come quella di Monza ed errori che, nella ricerca del limite, sono sempre dietro l’angolo. Una certezza però c’è, pian piano sempre più evidente: per Antonelli non c’è solo il talento. C’è anche la mentalità giusta, necessaria tanto quanto la capacità di saper correre veloce, più degli altri.

