Certe rivalità non finiscono mai, nemmeno diciott’anni dopo che sono scoppiate e tante stagioni nel mezzo senza lottare. Basta pochissimo a rinnovarle, anche una battaglia per un settimo posto che, per due come Lewis Hamilton e Fernando Alonso, non vale niente. E a Singapore i due l’hanno dimostrato a colpi di team radio e frecciatine sui social, riportandoci indietro a quel lontano 2007 quando erano compagni di squadra. L’inglese al debutto in F1 con l’etichetta del fenomeno, lo spagnolo, già campione del Mondo per due volte, in McLaren per riportare in alto la squadra di Woking dopo aver interrotto il dominio della Ferrari con la Renault.

Due galli in un pollaio troppo stretto che, già dopo poche gare dall’inizio del Mondiale, si erano dichiarati guerra. Fernando accusa McLaren e Ron Dennis -l’allora team principal- di favorire Lewis, inglese come il team, con il resto diventato storia della F1. Diciott’anni dopo si riparte: tagliata la bandiera a scacchi a Marina Bay l’ingegnere di pista di Alonso gli comunica di aver terminato la gara all’ottavo posto alle spalle di Hamilton e, come risposta, lo spagnolo tuona per ben tre volte “Non ci posso credere” e un “E’ sicuro guidare senza freni?” in riferimento ai problemi patiti dal pilota Ferrari gara. Sembrava finita lì ma, meno di un giorno dopo, arriva la risposta di Hamilton: un video nelle sue storie Instagram con tre estratti della serie inglese Un piede nella tomba, con una sola frase ripetuta tre volte, la stessa utilizzata da Alonso nel proprio team radio con tanto di “18 anni dopo…” come descrizione.

Un segnale chiaro, come a dire diciott’anni dopo ancora alle mie spalle. Non ha perso occasione per punzecchiarlo un’altra volta dopo che, qualche tempo fa, in un’intervista rilasciata all’Equipe in cui gli era stato chiesto se, viste le difficoltà, avesse sentito uno tra Vettel e Alonso, il sette volte campione del Mondo aveva risposto: “Non parlo molto con Fernando. Seb, d'altra parte, mi ha supportato molto, è stato davvero incredibile, un ottimo amico nel corso degli anni. Avevo intenzione di parlare con Seb durante la pausa, credo che lo farò presto”.
Passano gli anni ma la rivalità Hamilton-Alonso non passa mai. A testimonianza di come, quando a scontrarsi sono due campioni, che si lotti per la vittoria o per un semplice piazzamento a punti non fa differenza. Conta solo finire davanti all’altro, per l’orgoglio che sin dal primo giorno in pista muove i piloti. C’è sempre la volontà di dimostrare di essere il migliore anche quando, a livello di risultati nel presente, nessuno dei due lo è. Uno scontro che, poi, ricorda a tutti chi è Lewis Hamilton: non lotta per la vittoria da un po’ ma, quando parla, sa sempre come colpire in un modo o nell’altro. Dall’altro lato Alonso, invece, si descrive da solo: senza una macchina per vincere ormai da anni, ma ancora lì a spingere come un leone, senza sosta a 44 anni. Due fenomeni che, seppur a distanza, ci hanno regalato un cinema che non stanca mai.

