Nemmeno metà rettilineo. È questa la distanza servita a Max Verstappen per conquistare la testa della corsa alla sua prima gara al Nurburgring-Nordschleife. È scattato dalla terza posizione e, in entrata di prima curva, aveva già piazzato la sua Ferrari davanti a tutti tirando una staccata micidiale. Da lì in poi un dominio senza rivali dal primo all’ultimo giro, trionfando all’esordio in gara all’Inferno Verde. Incontenibile, oltre che perfetto per oltre due ore al volante della 296 GT3 tant’è che, quando è tornato ai box per cedere l’abitacolo al compagno, Chris Lulham, aveva 1' minuto e due secondi di vantaggio sul primo degli inseguitori, il tedesco Frank Stippler, vincitore della 24 Ore corsa proprio al Nurburgring nel 2024.

Non uno qualunque, piegato dall’olandese in appena una curva. Non ce n’è stato per nessuno perché Max ha vinto a modo suo: senza mai commettere una sbavatura, martellando chilometro dopo chilometro e mettendo a segno un giro veloce dopo l’altro con tempi che, in gara, non si vedevano dal 2022. È questo ciò che colpisce più della vittoria stessa, mai messa in discussione complice una griglia privata dei top driver del mondo endurance, molti dei quali impegnati in Giappone per la sei ore del WEC. Un metronomo, tutt’uno con una vettura che, sebbene conoscesse già, sull’anello nord del mitico tracciato tedesco aveva guidato soltanto in un’occasione prima di questo fine settimana. E in quell’uscita aveva già lanciato un messaggio fortissimo: record della pista e mezzo mondo GT a litigare sulla natura di quel tempo, quasi come se ci fosse da difendersi da uno che, nel proprio tempo libero, si era preso gioco di tutti gli altri.

Un qualcosa che, oggi, solo Max Verstappen poteva realizzare. Uno che non si ferma mai e che, oltre a riprendersi la scena in F1 con due vittorie di fila e una lotta al titolo Mondiale rilanciata nonostante il dominio papaya visto finora, decide di imporsi, e subito, anche nel mondo delle ruote coperte. E quando tutto è finito ne parla con il sorriso e la calma di chi pare aver fatto la cosa più semplice al mondo. Le parole non si sentono -complici i telecronisti che continuano il proprio racconto sovrastandole-, ma bastano le espressioni dell’olandese a raccontare tutto quanto.
Una vittoria che forse nemmeno sorprende, ma che lo proietta ancor più da protagonista verso il prossimo obiettivo: correre la 24 Ore che si disputa proprio all’Inferno Verde, evento a cui non ha mai negato di voler prender parte. Perché per Max non c’è solo la F1: ci sono i motori, un mondo pieno di successi da conquistare per continuare a scrivere la storia. E alla fine della gara c’è solo una verità che va oltre la vittoria conquistata e la velocità che, ogni volta che scende in pista, con qualsiasi vettura, dimostra: oggi, uno come lui non esiste. È unico e sul circuito più difficile al mondo lo ha dimostrato ancora una volta.

