Tempi duri in Ducati e per Pecco Bagnaia. Le prestazioni dell’ultimo mese ci lasciano con centinaia di interrogativi e una sola, brutale certezza: il rapporto tra pilota e squadra, un tempo solido come un muro di mattoni, si sta sgretolando tra quelle che Fabrizio De André avrebbe definito “scuse e accuse e scuse senza ritorno”, avvicinando la coppia a una crisi senza precedenti per loro e più in generale per la MotoGP moderna.
Il problema, paradossalmente, è che mancano troppe gare per dare un colpo di spugna alla stagione e ne mancano poche per riorganizzarsi per il futuro: Bagnaia ha un contratto con Ducati per il 2026, tutte le altre selle sono già occupate e trovare una sistemazione dignitosa a ottobre è pressoché impossibile. Così c’è chi lancia la suggestione: Jorge Martín in Ducati e Pecco Bagnaia in Aprilia, quello che a essere cattivi si potrebbe battezzare scambio di ostaggi.

In effetti, seppur per ragioni profondamente diverse, i piloti che si sono giocati gli ultimi due titoli mondiali, vincendone uno a testa, stanno vivendo le loro stagioni peggiori di sempre nel motomondiale: uno, l’italiano, soffre una mancanza cronica di risultati, l’altro, lo spagnolo, ha passato più GP all’ospedale che in pista. Magari non letteralmente, ma quasi.
Fossimo stati in un altro periodo storico avremmo detto che, per Jorge Martín, Ducati è stata a lungo terra promessa, visto il momento ci ci limiteremo a scrivere che potrebbe diventare la chiusura di un cerchio: l’ha voluta a lungo, gli è stata negata due volte (prima gli è stato preferito Bastianini, poi Marquez) e forse oggi sarebbe ancora disposto a riprovarci. Dall’altra parte c’è un Pecco Bagnaia a cui un ambiente diverso potrebbe fare un gran comodo, specialmente entrando da “numero due” in una squadra che oggi fa principalmente affidamento sul suo migliore amico nel paddock, quel Marco Bezzecchi che ha anche dimostrato più volte quanto l’Aprilia possa essere credibile per la vittoria.

Così lo scambio diventa una bella suggestione. Eppure, in mezzo c’è quello che in psicologia si chiama esame di realtà, ciò che divide il mondo reale da quello che abbiamo in testa, dalla nostra fantasia. Ergo: non può succedere, non è possibile, non è pensabile. Questo, chiaramente, a meno di folli sconvolgimenti attuati da Dorna per motivi di intrattenimento. Chi conosce gli accordi con gli sponsor, ancora prima che con le case, questa cosa la sa bene, oltre al fatto che una negoziazione simile risulterebbe complicata non soltanto dal punto di vista tecnico, sportivo e manageriale, ma anche da quello economico e quindi d’immagine. Entrambi i costruttori corrono infatti con un pilota italiano e uno spagnolo, che poi sono i due mercati più importanti per la MotoGP, se non altro in termini di tracciati a calendario e personale coinvolto nel paddock. Rompere questo equilibrio significherebbe perdere una fetta considerevole di appassionati e tifosi, sia per Ducati che per Aprilia: se anche gli uffici stampa sono un italiano e uno spagnolo un motivo c’è.
In definitiva non succederà. È addirittura più probabile - se proprio dovesse succedere il peggio tra Bagnaia e Ducati, cosa tutt’altro che scontata - che il costruttore designato da Pecco per una eventuale prossima avventura venga messo in condizione da chi organizza il campionato di correre con tre moto, all’incirca come accadde quando in HRC schierarono Dani Pedrosa, Andrea Dovizioso e Casey Stoner.
