A volte serve chi ha parlato per una vita la tua stessa lingua per riuscire a dire con assoluta chiarezza anche ciò che non hai mai detto fino in fondo prima. Fabio Quartararo, infatti, c’è riuscito proprio quando a intervistarlo è stato Pol Espargarò, fino a non più di un anno fa collega e avversario sui circuiti della MotoGP e oggi commentatore del Motomondiale per DAZN Spagna (oltre che collaudatore di KTM). Dopo Silverstone, infatti, il pilota francese della Yamaha è stato intervistato proprio dal “vecchio” collega e, al di là del racconto della sofferenza patita dopo un ritiro che gli ha strozzato in gola la gioia per un ritorno alla vittoria che ormai sembrava scontato, è tornato a spiegare perché, ormai due anni fa, ha deciso di legarsi ancora di più a Yamaha nonostante una moto che in quel momento non voleva saperne di andare forte.

“Sono stati molti – ha ammesso – i fattori che mi hanno portato a quella scelta e non nascondo che anche i soldi hanno fatto la loro parte (12 milioni di Euro a stagione metterebbero sui pensieri chiunque, ndr), ma la verità più grande è che è stato il marchio in cui ho sempre sognato di essere, sin da quando ero piccolo e vedevo Valentino Rossi sulla M1. È stato anche il marchio che mi ha permesso di arrivare in MotoGP. E c’era un grande progetto, che c’è ancora: stanno investendo molto e io personalmente volevo e voglio tornare al top con loro”. Un lavoro, quello che Fabio Quartararo ha visto fare a Yamaha in questi anni, che il pilota francese ha fatto in maniera altrettanto consistente su se stesso. “Ho lavorato tanto con un coach – ha detto – Ora sono molto più in grado di gestire la rabbia, riesco a essere più pacato e questo mi aiuta a essere più chiaro e preciso nelle indicazioni da dare agli ingegneri”.
L’aspetto mentale del pilota e quello del metodo per il box, al di là di questioni tecniche che sicuramente ci saranno anche, ma passano in secondo piano rispetto a quella che è stata una vera e propria rivoluzione, soprattutto nel box del Team Monster Energy. “Lavorare con i giapponesi per me – ha aggiunto - è sempre stato positivo, ma a volte anche molto lento. Ora con gli europei sono cambiate tante cose e anche i giapponesi sono diventati un po' europei: se una novità cosa funziona, la portano subito in gara. Si tratta di un cambiamento drastico e enorme rispetto al passato”. Cambiare per sopravvivere, adeguarsi per tornare a dominare, senza troppi calcoli, senza quella pianificazione che da un lato è indice di piena affidabilità, ma che in questa MotoGP costa troppo spesso perdite di tempo impossibili da permettersi.
Ora, al di là dell’episodio sfortunato di Silverstone e dell’errore di Le Mans, cominciano a vedersi anche i risultati e nel box di Yamaha c’è la piena consapevolezza che sarà solo questione di tempo e dettagli da mettere a punto prima di poter competere davvero con le Ducati. E presto arriverà anche un nuovo motore, che manderà in pensione il quattro in linea e dovrebbe garantire maggiore potenza. Con Fabio Quartararo che, a quanto pare, sarà ancora il riferimento dell’intero progetto. Anche se il francese, sempre nelle confidenze a Pol Espargarò, ha voluto precisare che non intende aspettare troppo. “Credo molto in questo progetto - ha concluso - ma se non dovesse funzionare ne cercherò un altro già pronto. Questo è molto chiaro: non ho più tempo, voglio andare in un posto in cui la moto sia competitiva fin dall'inizio. Prospettando il peggio non ci penserei troppo a passare a un progetto migliore”.
