Pensare che un ingaggio da dodici milioni di Euro in due anni non sia un buon motivo è da pazzi. Però quando ci sono di mezzo sportivi che guadagnano già abbastanza è da pazzi pure pensare che il denaro possa essere l’unica ragione di una scelta. E’ quello che ha cercato di dire ancora una volta Fabio Quartararo, questa volta parlando con i colleghi di Speedweek, che gli hanno chiesto se ha ancora tutte le certezze che aveva quando ha rinnovato per altri due anni con Yamaha.
La risposta del francese, però, è stata netta: non solo è ancora convinto, ma quella convinzione è ulteriormente aumentata. Fino a trasformarsi in una vera e propria dichiarazione d’amore: “Ho avuto altre opportunità e un’altra casa in particolare mi voleva come pilota, ma io sento che la mia storia è con Yamaha”. Fiducia cieca, quindi, eventualmente da condire con la bellezza di 12 milioni di Euro, con Quartararo che spiega che prima ancora dei soldi a convincerlo è stato altro. In primo luogo la certezza che le Yamaha in pista sarebbero state quattro e quindi che ci sarebbe stato un team satellite a supporto dello sviluppo e in secondo luogo la promessa di grandi rivoluzioni. “Già con l’arrivo di Max Bartolini è cambiato tutto – ha affermato il francese - Capisce il motore, l'elettronica e sa come dare fiducia a un pilota. È davvero importante. Mi ha dato informazioni molto forti e questo mi ha convinto a restare. Volevo sapere com'era lavorare con lui. È stato un po’ un rischio per la Yamaha offrirgli un contratto”.
Un rischio che, anche se i risultati ancora non lo dicono, sta pagando. Non fosse altro che in termini di serenità dei piloti, come ha spiegato lo stesso Quartararo prima di anticipare il vero problema della M1: “In passato soffrivamo per via della scarsa potenza del motore. Adesso abbiamo un motore molto potente, ma sono venute meno altre caratteristiche. Non abbiamo grip, la moto è difficile da guidare, l’aerodinamica è da migliorare. Non mi sento responsabile di queste cose, ma forse siamo andati nella direzione sbagliata con lo sviluppo del motore. Ora stiamo cercando di mantenere questo motore più potente, ma poi di riconquistare l’agilità che avevamo due o tre anni fa. È davvero difficile, ma questo è il nostro obiettivo”.
I problemi ci sono ancora tutti, quindi, ma c’è pure un modo diverso di affrontarli e una vivacità differente nel metodo di lavoro, con più predisposizione al rischio o all’eventuale errore, sulla scia del metodo dei costruttori europei. Tanto in questa direzione potrà fare anche il nuovo Team Pramac, visto che governante e mentalità sono italianissime e Fabio Quartararo sembra paradossalmente puntare più sul contributo della squadra di Paolo Campinoti che su componenti tecniche e innovazioni. “Per me Pramac non è neanche una squadra satellite, ma sarà una vera e propria estensione del team ufficiale – ha concluso il francese – Riceveranno lo stesso supporto che riceviamo noi nel team ufficiale e non dovrebbe essere come in passato, quando io ero nel team cliente e avevo una moto diversa. Abbiamo bisogno di quattro moto identiche per poter migliorare tanto e velocemente”.