Non c'è modo di far passare la sindrome compartimentale di Fabio Quartararo. Ci fanno i conti quasi tutti i piloti della MotoGP, ma per il francese la faccenda sembra più seria. Anche se sui social c’è chi ha trovato spazio per una battuta: la causa sarà la Yamaha M1 che pesa troppo o il portafogli che, dopo un contratto da 12milioni di Euro a stagione, è tutt’altro che leggero? Il francese, ormai è noto, ha accettato di caricarsi sulle spalle tutti i problemi del marchio giapponese in MotoGP e di soffrire verosimilmente per altri due anni in cambio di un ingaggio più che sostanzioso. E’ giovane, ha talento e, tutto sommato, per vincere c’è tempo, soprattutto se le alternative valide non ci sono e se lo stipendio è di quelli che ti mettono a posto per generazioni. Lo sapeva. L’ha scelto. E sta lavorando.
Solo che adesso ci si è messa di mezzo anche la sfortuna. O, meglio, una sfortunata conseguenza di una moto che ogni anno dovrebbe risultare migliore, ma che invece appare ogni anno meno performante e che può consolarsi solo nel confronto con Honda, che sta decisamente messa ancora peggio.
“Al Mugello non riuscivo a guidare dopo metà gara per via del dolore al braccio – ha raccontato il francese - Dobbiamo migliorare quest’area perché è un ostacolo. Il mio braccio è arrivato al limite perché la moto è super pesante . La nostra priorità è recuperare il feeling che avevamo prima, soprattutto nei cambi di direzione. Al GP d’Italia mi aspettavo qualcosa di più, soprattutto in termini di grip. Non sappiamo perché nel nostro caso fosse così basso. Ma non mi aspettavo che la moto fosse così pesante in gara. Quindi dobbiamo analizzare bene quello che sta succedendo”. Per Quartararo, quindi, il problema è l’agilità della moto, che risulta pesantissima nei cambi di direzione veloci e che, quindi, costringe il pilota a uno sforzo fisico ingestibile per l’intera durata di una gara lunga. Il problema, quindi, sembra non essere più la potenza, chiesta a gran voce da Quartararo in passato, ma ciò che il motore più potente ha comportato. “Dobbiamo assolutamente risolvere questa cosa del peso” – ha proseguito l’ex campione del mondo.
Perché la mancanza di agilità accentua i suoi problemi al braccio e perché anche da un punto di vista chirurgico non si po’ più fare altro. “Credo che qualcosa non ha funzionato in fase di costruzione della moto – ha concluso – Non penso che l’aerodinamica c’entri qualcosa, ma dopo Jerez mi è successa più o meno la stessa cosa del Mugello. Sono già stato operato due volte. Sembra che tutto funzioni, ma il problema è che praticamente non ho spazio nel braccio. I miei muscoli dopo metà gara arrivano al limite, quindi non so cosa fare adesso. Penso che modificherò i miei allenamenti e che come sempre darò il massimo, ma è difficile dire adesso cosa potrò fare con esattezza”