Disastro in una notte da incubo. Dopo Milan e Atalanta, anche la Juventus è fuori dalla Champions. Tutte eliminate, senza se e senza ma. Né recriminazioni, né rimpianti. Il re è nudo, il fallimento totale. L’Inter, unica squadra agli ottavi nell’Europa che conta, è la foglia di fico di un calcio italiano che si guarda allo specchio incapace di vedere e riconoscere i propri difetti. E il rinvio a giudizio del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis per il caso delle plusvalenze fittizie, se non è (ovviamente) una sentenza, è l’altra faccia della stessa medaglia.
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La nuova Signora, griffata Thiago Motta – Cristiano Giuntoli, ha già fallito il primo traguardo della stagione. Era arrivata in Olanda con il vantaggio della vittoria al primo round e l’entusiasmo del successo sui campioni d’Italia. Torna a Torino travolta da un PSV, che non è squadra di fenomeni, ma ha cuore, testa e gambe. Resiste un tempo la Juve ad Eindhoven. Il pari di Timothy Weah la illude, i cambi dalla panchina la mandano in tilt e le parate di Michele Di Gregorio non bastano più. I gioielli estivi Teun Koopmeiners e Nico Gonzales (l’altro, Douglas Luiz, fermo ai box) confezionano l’ennesimo flop. Il palo di Dusan Vlahovic, subentrato tardi ad un evanescente Randal Kolo Muani, è un lampo nel buio di una serata gelida, in tutti i sensi, per il popolo bianconero. Fuori dalla coppa e dalla lotta scudetto, non resta che la caccia al quarto posto, ormai l’ultimo utile per tornare in Champions, con relativi e indispensabili incassi.
Stesso obiettivo anche per il Milan, eliminato dal Feyenord, lontano parente della squadra che aveva rivoluzionato il calcio alla fine degli anni Sessanta. Non è servito ai rossoneri andare in vantaggio a San Siro dopo nemmeno un minuto e avere il controllo totale della sfida. Ci hanno pensato la follia di Theo Hernandez, espulso dopo il doppio giallo per una simulazione ridicola, e le scelte cervellotiche di Sergio Conceição (sostituito il bomber Santiago Gimenez, sempre in campo l’impalpabile João Félix) a regalare agli orange un’insperata qualificazione. E un clima avvelenato in casa del Diavolo, dove tutti – dirigenti, tecnico, giocatori – sono in discussione e molti faranno le valige a fine stagione.
Serata choc pure nell’isola felice di Bergamo. Persino peggio della sconfitta con il Bruges, gli schiaffoni verbali volati tra Giampiero Gasperini e Ademola Lookman. “È uno dei peggiori rigoristi che abbia mai visto”, l’ha toccata piano il tecnico dopo il penalty fallito dal nigeriano, che aveva comunque siglato l’1-3 appena entrato in campo nella ripresa. “Essere chiamato in causa in questo modo non solo fa male, ma è profondamente irrispettoso”, si è adontato (giustamente) l’attaccante. L’atmosfera ideale per provare a lottare per lo scudetto o, perlomeno, difendere il terzo posto.
A completare il quadro, la Procura di Roma ha chiesto il processo per il presidente De Laurentiis e un dirigente del Napoli. L’accusa è di falso in bilancio per le operazioni di mercato che hanno coinvolto Victor Osimhen e Kostas Manolas. “Pensavamo di aver chiarito tutto, siamo sereni”, la nota dei legali del club partenopeo, mentre potrebbe riaprirsi il caso anche in sede di giustizia sportiva, dove la società è già stata assolta.
Ma niente paura. Riparte il campionato. E siamo pronti nuovamente ad eccitarci per un gol di Lautaro Martinez, una veronica di Kolo Muani, uno stop di Romelu Lukaku e un dribbling di Rafa Leao. Contenti così…
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