È vero, quello di Lewis Hamilton in Ferrari non è stato un inizio semplice, anzi. Ha faticato, forse anche più del previsto a familiarizzare con un ambiente tutto nuovo, profondamente diverso da ciò che c’è stato prima, ma su tutto ha pesato la delusione di una SF-25 complicata e lontana dalle aspettative, difficile da portare a limite. Eppure, a otto gare dall’inizio del Mondiale qualcosa inizia a cambiare, e basta guardare la classifica per rendersene conto.

Sesto a 63 punti, 16 in meno rispetto a Charles Leclerc, e questo è già un dato visto che il monegasco è diventato ormai il vero punto fermo di una squadra che negli anni ha cambiato pelle, più e più volte. È partito male in Australia, come tutta la Ferrari, poi in Cina ha conquistato la prima pole position e la prima vittoria in Rosso, seppur per una Sprint. Ha alternato gare difficili a lampi come nel sabato di Miami, dov’è salito nuovamente sul podio. Pian piano si è avvicinato al compagno di squadra, ricucendo un gap che a inizio anno era addirittura più ampio di quanto ci si aspettasse, e a Monte-Carlo è arrivato l’ultimo degli indizi. Quarto in qualifica a due decimi da Charles, che tra le stradine del Principato attualmente non ha eguali, nonostante l’incidente pesante delle FP3. Poteva togliergli feeling, e invece si è messo lì a ridosso degli altri, ma costretto a partire 7° a causa di una penalità per impeding su Max Verstappen. Ventiquattr’ore dopo alla bandiera a scacchi è quinto, accumulando punti comunque importanti, gli stessi che se comparati al 2024 fanno riflettere: 21 in più, nonostante ogni difficoltà e persino uno zero nella domenica di Shanghai, dov’era finito sesto, a causa di quell’inaccettabile squalifica a entrambe le vetture.
È ancora in forma ed è un dato di fatto, soprattutto se si considera che proprio la passata stagione, in termini di acuti, era stata la sua migliore dal 2021, l’anno di quel titolo mancato. Due vittorie, nella sua Silverstone e a Spa, oltre alla spettacolare rimonta di Las Vegas. Anche in quel caso aveva sfruttato al massimo ogni occasione concessagli dalla sua Mercedes, proprio come fatto quest’anno con la SF-25. Risultati che avevano messo a tacere tante voci, poi ritornate a circondarlo dopo l’esordio con la Scuderia: lo avevano dato per “bollito”, senza più alcuna motivazione, ma la risposta è sempre stata alla sua maniera, in pista.

E adesso c’è Barcellona, circuito su cui da sempre è stato capace di fare la differenza e dove ha già vinto per sei volte in carriera, lo stesso che gli aveva regalato il primo podio lo scorso anno (198esimo in Formula 1), terzo alle spalle di Max Verstappen e Lando Norris. Un fine settimana importante per l’inglese, per la Ferrari e per tutto il campionato, perché proprio al Montmelò entrerà in vigore la nuova direttiva tecnica sulle ali anteriori “non flessibili”, annunciata ancor prima che la stagione prendesse ufficialmente il via. Un’incognita in più, nonostante in tanti sostengano che impatterà in maniera simile su tutte le monoposto. Un provvedimento cercato e voluto a tutti i costi dalla Red Bull in primis, perché a Milton Keynes sperano che possa frenare, quantomeno un po’, la corsa finora inarrestabile della McLaren. Una prova interessante per Ferrari, anche se il vero appuntamento cruciale arriverà in Canada o in Austria, quando la Scuderia porterà in pista una nuova versione di sospensione posteriore ripensata nella meccanica, con l’obiettivo di ampliare la finestra di utilizzo di una vettura che, nonostante sembri avere del potenziale, è stata sin qui incapace di mostrarlo. E chissà che, con una SF-25 realmente competitiva anche Hamilton possa tornare a stupire, perché quello del 2025 è un pilota tutt’altro che finito. Ha ancora fame di vittoria, e prima o poi ci arriverà.

