C’ha provato in tutti i modi a mascherarlo, ma non ci è riuscito, perché a Monaco per Charles Leclerc l’obiettivo è sempre e solo uno: vincere. Lo è ad ogni gara, ma tra le strade di casa sua un po’ di più. E anche quest’anno, nonostante una Ferrari in difficoltà, la vittoria è l’unica cosa che realmente gli importa, per costruire un’altra impresa dopo il successo arrivato la passata stagione. Quando a Imola gli avevano chiesto se avesse fiducia per la sua gara di casa ha risposto “No” alzando le spalle e andando via, stessa cosa ripetuta nei primi dieci minuti di conferenza stampa nella giornata di giovedì. A tradirlo però è stato il sorriso, finendo per ammettere che, su un tracciato così speciale, le sorprese possono sempre esserci: “Ho ancora speranze che possiamo... sì, che possiamo ripetere ciò che è successo l’anno scorso”.

Va oltre una SF-25 che vede nelle stradine del Principato il suo peggior nemico, piene di curve lente, caratteristica che finora ha messo in crisi la monoposto progettata a Maranello. Proprio tra quelle stradine però c’è un fattore che conta più del resto, e Leclerc lo sa meglio di tutti gli altri: “Qui il pilota può fare la differenza, e io sui circuiti cittadini mi sono sempre trovato a mio agio”. Lo dice convinto, dopo averlo provato ancora una volta nel 2024 quando aveva martellato sin dal primo giro in pista, dominando dal primo minuto del venerdì all’ultimo secondo della domenica e conquistando un successo rincorso per anni. Era sempre stato il più veloce di tutti nella sua Monaco, dalla Formula 2 alla Formula 1, capace di mettere in pole persino una vettura come la SF-21, regalando emozioni che nessuno avrebbe mai immaginato all’inizio di quel fine settimana. Eppure, prima dello scorso anno non era mai riuscito a salire sul gradino più alto del podio per un motivo o per un altro, realizzando uno dei sogni che lo avevano accompagnato sin da quando, bambino, guardava la gara da un balcone che affaccia sulla “Mirabeau”. Non ha mai smesso di crederci, e anche questa volta sarà lo stesso, perché Charles è così e lo si è visto sin dal suo arrivo in Ferrari, squadra che aveva sognato e che aveva abbracciato a metà della sua scalata verso il Circus. Ha dato l’anima per la Scuderia anche quando sarebbe stato difficile farlo, tra delusioni, scelte inspiegabili o vetture ben al di sotto delle aspettative.

Anche quest’anno è stato un inizio complicato, con pochi lampi e tante delusioni, eppure a Monte-Carlo è tutto diverso, e lo si percepisce sin da subito, perché alle parole della conferenza ha dato immediatamente un seguito. “We are nowhere” dice in radio quaranta minuti dopo l’inizio delle Fp1, riferendosi a una SF-25 che una curva va in sovrasterzo e quella dopo invece soffre il sottosterzo, ma il giro dopo risponde con il miglior tempo provvisorio della sessione, tra lo stupore di chi sta commentando. Si prende rischi sfiorando ogni barriera e replicando il copione visto già nel 2024. È un segnale, in vista di una qualifica (ancor prima che una gara) in cui servirà essere magici, oltre che un po’ più “folli” di tutti gli altri. Ma se c’è qualcuno che può farlo per davvero è lui, che intanto, nonostante tutte le difficoltà, alla bandiera a scacchi della prima sessione è davanti a tutti, riprendendo esattamente da dove aveva lasciato.
